Atti degli Apostoli cap15

Cap. 15
E alcuni essendo scesi dalla Giudea insegnavano ai fratelli: Se non venite circoncisi secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvi. 2 Essendo avvenuto allora un contrasto e una controversia non piccola con Paolo e con Barnaba verso di loro, stabilirono di salire Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro dagli apostoli e anziani a Gerusalemme, riguardo a questa controversia.
3 Dunque i mandati innanzi dall’assemblea attraversavano la Fenicia e Samaria raccontando la conversione dei gentili e facevano gioia grande a tutti i fratelli. 4 Essendo poi giunti a Gerusalemme furono ricevuti dall’assemblea e dagli apostoli e dagli anziani, annunciarono quanto Dio aveva fatto con loro.
5 Si alzarono allora alcuni di quelli della setta dei farisei che avevano creduto dicendo: E’ necessario circonciderli e anche comandare di osservare la legge di Mosè.
6 Si radunarono gli apostoli e gli anziani per vedere su questa questione. 7 Ma una grande controversia essendo avvenuta essendosi alzato Pietro disse a loro: Uomini fratelli, voi sapete che dai primi giorni fra voi mi elesse Dio affinchè attraverso la mia bocca i gentili ascoltassero la parola della buona notizia e credessero.
8 E il conoscitore dei cuori Dio rese loro testimonianza avendo dato lo Spirito Santo come anche a noi 9 E nessuna cosa ha distinto fra noi e loro, per la fede avendo purificato i loro cuori. 10 Adesso dunque perché tentate Dio imponendo un giogo sul collo dei discepoli che né i padri nostri né noi abbiamo avuto la forza di portare? 11 Ma per la grazia del signore Gesù crediamo di essere salvati come anche quelli. 12 Tacque allora tutta la moltitudine e ascoltavano Barnaba e Paolo raccontanti quali segni e prodigi Dio aveva fatto fra i gentili per mezzo di loro. 13 Dopo poi l’aver loro taciuto rispose Giacomo dicendo : Uomini fratelli, ascoltate me! 14 Simone ha raccontato come dapprima Dio visitò per prendere dalle genti un popolo per il suo nome. 15 E a questo concordano le parole dei profeti come è scritto: 16 Dopo queste cose ritornerò e ricostruirò la tenda di Davide  caduta e le cose distrutte di lei ricostruirò e raddrizzerò essa, 17 affinchè cerchino i restanti degli uomini il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome su loro, dice il Signore facente note queste cose dall’eternità. 19 Perciò io giudico di non molestare quelli che dalle genti ritornano a Dio, 20 ma di prescrivere loro di astenersi dalle contaminazioni degli idoli e dalla fornicazione e dal soffocato e dal sangue. 21 Mosè infatti dalle generazioni antiche per città ha nelle sinagoghe gli annuncianti lui essendo in ogni sabato letto.
22 Allora parve bene agli apostoli e agli anziani con l’intera assemblea, avendo eletto uomini fra loro di mandare ad Antiochia con Paolo e Barnaba, Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini guide tra i fratelli, 23 avendo scritto per mano di loro: Gli apostoli e i fratelli anziani ai fratelli in Antiochia e Siria e Cilicia a quelli dalle genti, salute. 24 Poiché abbiamo udito che alcuni di fra noi essendo usciti hanno turbato voi con parole sconvolgenti i vostri animi a cui non avevamo comandato, 25 sembrò bene a noi, essendo convenuti unanimemente avendo eletti degli uomini da mandare da voi con gli amati di noi Barnaba e Paolo, 26 uomini che hanno consegnato le loro vite per il nome del Signore nostro Gesù Cristo. 27 Abbiamo mandato pertanto Giuda e Sila e loro con la parola annuncianti le stesse cose. 28 è sembrato bene infatti allo Spirito quello santo e a noi di imporre a voi nessun peso in più eccetto queste cose necessarie: 29 astenersi dalle carni immolate agli idoli e dal sangue e dagli animali soffocati e dalla fornicazione, da cui preservando voi stessi bene fate. State bene! 30 Essi, dunque, essendo stati dimessi scesero ad Antiochia, e avendo radunato la moltitudine consegnarono la lettera. 31 Avendola letta poi si rallegrarono per la consolazione. 32 Giuda e Sila anch’essi profeti essenti con parole molte esortarono i fratelli e li confermarono, 33 avendo trascorso poi un certo tempo furono dimessi con pace dai fratelli presso gli aventi inviati loro. 35 Paolo poi e Barnaba dimoravano in Antiochia insegnando ed evangelizzando con anche molti altri la parola del Signore. 36 Dopo alcuni giorni disse Paolo a Barnaba: Ritornando ora visitiamo i fratelli per ogni città in cui annunciammo la parola del Signore per vedere come stanno. 37 Barnaba allora voleva prendere con sé anche Giovanni chiamato Marco. 38 Paolo invece considerava giusto non prendere con sé questo, l’avente abbandonato loro dalla Panfilia e non essente andato con loro per l’opera. 39 Ci fu allora un disaccordo così da separare essi l’un dall’altro, e Barnaba salpare per Cipro avendo preso con sé Marco . 40 Paolo invece avendo scelto Sila, uscì  essendo stato affidato alla grazia del Signore dai fratelli. 41 Attraversava allora la Siria e la Cilicia confermando le chiese.

 

 

                                 
E alcuni essendo scesi dalla Giudea insegnavano ai fratelli: Se non venite circoncisi secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvi.
Per coloro che appartengono al popolo eletto, se pur convertiti a Cristo, rimane un’importanza della circoncisione che non può essere sminuita ed ignorata. Gli ultimi arrivati non possono scavalcare i primi ed ignorare il segno tangibile e visibile nella carne dell’appartenenza a Dio. Ammesso che la salvezza è ora offerta a tutte le genti, tutte le genti devono farsi Israele, come Israele.
Il popolo storicamente definito come eletto da Dio non può essere soppiantato da qualsiasi altro popolo. Non si può essere alla stregua di Israele, se non mettendosi nel novero di esso, innanzitutto osservando quanto prescritto dalla Legge di Mosè. 
2 Essendo avvenuto allora un contrasto e una controversia non piccola con Paolo e con Barnaba verso di loro,
Lo scontro con gli apostoli è molto grande. Non si rifiuta Cristo Salvatore, si mette in discussione una salvezza che ignora l’osservanza della Legge.
Un taglio così netto col passato può essere indicativo di un annuncio non illuminato, almeno per quel che riguarda la circoncisione.
stabilirono Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro di salire dagli apostoli e anziani a Gerusalemme, riguardo a questa controversia.
Paolo e Barnaba, chiamati direttamente in causa stabiliscono con altri che erano dalla loro parte di salire a Gerusalemme, per dirimere questa controversia, davanti agli apostoli e agli anziani.
3 Dunque i mandati innanzi dall’assemblea attraversavano la Fenicia e Samaria raccontando la conversione dei gentili e facevano gioia grande a tutti i fratelli.
Non si va innanzi all’assemblea se non si è mandati dalla stessa assemblea. Quando si parla in nome della Chiesa si deve avere un mandato dalla stessa: diversamente è svuotata l’importanza della Chiesa come luogo privilegiato di salvezza, all’interno del quale si manifesta la volontà di Dio.
Il Vangelo è annunciato in maniera diretta ai diretti interessati, ma anche di traverso a tutte le nazioni che si trovano in mezzo. L’eco della Parola giunge ovunque e ovunque suscita grande gioia fra coloro che in Cristo si riconoscono fratelli.
La conversione dei gentili fa parte integrante dell’annuncio. Se molti di loro si convertono, questa è la riprova migliore che l’annuncio deve essere fatto a tutti gli uomini, senza distinzione alcuna.
4 Essendo poi giunti a Gerusalemme furono ricevuti dall’assemblea e dagli apostoli e dagli anziani, annunciarono quanto Dio aveva fatto con loro.
La chiesa che riceve è la stessa chiesa che manda, nella persona degli apostoli e dei presbiteri che la presiedono.
Paolo, l’apostolo delle genti, non cerca e non vuole una chiesa propria, ma il proprio inserimento nell’unica chiesa.
Si annuncia tra i popoli si è testimoni nella Chiesa delle meraviglie operate dal Signore.
Annunciarono quanto Dio aveva fatto con loro, non quanto loro avevano fatto con Dio. Vera testimonianza è soltanto quella che dà lode a Dio ed esalta il suo nome: non quella che esalta l’operare dell’uomo nel nome di Dio.
Una riflessione si dovrebbe fare riguardo alle tante testimonianze, oggi così diffuse nella Chiesa. Sono il naturale epilogo di una evangelizzazione e il suo coronamento, o non sono piuttosto l’alternativa falsa e mendace all’annuncio del Vangelo?
Si esalta Dio o si esalta l’uomo? Portano alla fede in Cristo e al ringraziamento per il suo amore o semplicemente affermano l’importanza delle nostre opere?
Sono questi i testimoni che il Signore va cercando: quelli che esaltano la bontà e la giustizia dell’uomo, o quelli che esaltano la bontà e la giustizia di Dio?
Ovunque una grande sete ed una gran prurito di ascoltare quello che è detto dall’uomo che si è posto accanto a Dio, raramente una sincera volontà di ascolto e di conoscenza di quello che ha fatto il Dio che si è posto accanto all’uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
La caccia ai testimoni del Signore viene fatta nell’ignoranza più assoluta di quanto detto ed operato dal Cristo. Nella zona riservata alla conoscenza del solo Salvatore tutti dicono, tutti fanno, tutti ascoltano e vogliono sapere e conoscere.
Ma quante deviazioni verso questo o quel visionario o veggente, quanti falsi profeti e falsi apostoli, quante istituzioni e fondazioni che non vengono dal Signore, ma dal Maligno che getta falsa luce negli occhi e presunzione di verità e di sapienza.
5 Si alzarono allora alcuni di quelli della setta dei farisei che avevano creduto dicendo: E’ necessario circonciderli e anche comandare di osservare la legge di Mosè.
Altrove e in altre circostanze questi farisei si sono alzati per condannare e rinnegare Cristo. Ora si alzano per proclamare la propria fede nel Risorto, ma non hanno la sua luce e la loro parola non è illuminata dal Salvatore.
Si muovono ancora all’interno della vecchia economia della salvezza, che mette in primo piano l’osservanza della Legge da parte dell’uomo.
La chiesa ha sempre avuto e sempre avrà i suoi farisei. Sono gli uomini che proclamano la propria fede in Cristo, ma non sono entrati nella novità di vita.
Pensano ed agiscono ancora con la mentalità dell’uomo vecchio che pone il proprio agire al centro della salvezza. Un agire conforme alla Legge di Dio, attento a quello che l’uomo deve fare per piacere al Signore, ignoranti di quello che il Signorte ha fatto per compiacere all’uomo e alla sua debolezza.
La salvezza è stata per noi acquisita dal Cristo, in virtù della sua morte e resurrezione e tu vuoi tornare alle opere della Legge Antica?
“È necessario circonciderli?”. La vera circoncisione è quella del cuore e l’ha già operata in noi il Salvatore.
“È necessario anche di comandare di osservare la Legge di Mosè?”. Ma chi ha osservato pienamente la Legge di Mosè, se non Colui che ha inviato lo stesso Mosè? Quale ascolto è innanzitutto comandato se non quello della Parola che si è fatta carne?
Non la Legge antica getta luce sul Cristo, ma il Cristo getta luce sulla Legge antica. Chiedi luce a Colui che ha inviato Mosè ed allora meglio comprenderai la Legge proclamata per mezzo di Mosè.
6 Si radunarono gli apostoli e gli anziani per vedere su questa questione.
Non è questione da poco nella chiesa. Questa si deve vedere, questa si deve considerare, a cominciare da coloro che sono detti apostoli o loro successori e dai presbiteri.
7 Ma una grande controversia essendo avvenuta
È una controversia sempre aperta: salvezza in virtù della fede in Cristo o salvezza in virtù delle opere della Legge? Chiama direttamente in causa lo stesso capo della Chiesa terrena che è Pietro.
essendosi alzato Pietro disse a loro: Uomini fratelli, voi sapete che dai primi giorni fra voi mi elesse Dio affinchè attraverso la mia bocca i gentili ascoltassero la parola della buona notizia e credessero.
Non c’è vero annuncio della salvezza se non quello che si rifà direttamente a quello  di Pietro e dei primi apostoli.
Qualsiasi insegnamento difforme o non pienamente conforme non deve essere approvato.
Dai primi giorni, agli ultimi giorni la Chiesa dovrà guardare alla cattedra di Pietro per avere spiegazioni e chiarificazioni riguardo alla Parola della buona notizia. Nessuno pretenda di andare oltre e nessuno si metta fuori: non è gradito al Signore e perde una garanzia di verità donata dal cielo.
8 E il conoscitore dei cuori Dio rese loro testimonianza avendo dato lo Spirito Santo come anche a noi
La diversità è data dal cuore, non dal popolo di appartenenza. Sul cuore è fatto il giudizio ultimo di Dio e soltanto ai cuori lo Spirito Santo rende testimonianza riguardo al Cristo.
9 E nessuna cosa ha distinto fra noi e loro, per la fede avendo purificato i loro cuori.
Nessuna distinzione fra cuore e cuore, se non quella che viene dalla purificazione operata in virtù della fede in Cristo. Nessun cuore è puro se non quello che è fatto tale dal Salvatore.
10 Adesso dunque perché tentate Dio imponendo un giogo sul collo dei discepoli che né i padri nostri né noi abbiamo avuto la forza di portare?
Tenta Dio chi pretende dagli altri un’osservanza della Legge di per sé impossibile senza la grazia che ci ha dato il solo Cristo.
L’osservanza della Legge è un giogo insopportabile per ogni uomo. Come pretendere dagli ultimi arrivati ciò che i primi non hanno saputo fare? Riguardo all’osservanza della Legge deve essere ormai chiaro e fuori discussione che tutti hanno peccato e sono privi della grazia di Dio.

11 Ma per la grazia del Signore Gesù crediamo di essere salvati come anche quelli.
Siamo salvati per grazia del Signore Gesù Cristo e con noi tutti quelli che credono in Lui.
12 Tacque allora tutta la moltitudine
Non c’è nulla da dire e da ribadire. Tacciano le lingue dinnanzi all’annuncio della salvezza operata dal Cristo. Non resta che far silenzio ed ascoltare la buona novella, per meglio comprendere e per non inquinare la parola di verità.
e ascoltavano Barnaba e Paolo raccontanti quali segni e prodigi Dio aveva fatto fra i gentili per mezzo di loro.
La salvezza dei Gentili è da Dio confermata attraverso segni e prodigi operati in mezzo a loro in virtù dell’annuncio degli Apostoli.
Non gli apostoli hanno operato, ma il Signore stesso per mezzo di loro.
13 Dopo poi l’aver loro taciuto rispose Giacomo dicendo :
E’ lecito e giusto dare una qualche risposta. Non è gradita al Signore un’assemblea di muti. Ma non per contraddire e per mettere avanti le proprie riserve, ma soltanto per confermare con la luce che ci è data dal cielo la Verità che è già detta in antico, e che soltanto ora è pienamente compresa.
Uomini fratelli, ascoltate me! 14 Simone ha raccontato come dapprima Dio visitò per prendere dalle genti un popolo per il suo nome. 15 E a questo concordano le parole dei profeti come è scritto: 16 Dopo queste cose ritornerò e ricostruirò la tenda di Davide  caduta e le cose distrutte di lei ricostruirò e raddrizzerò essa,
Nessuna voce di apostolo si può alzare nella chiesa se non per confermare la parola di Pietro. Quanto detto da colui che Gesù ha messo a capo del suo gregge concorda con le parole dei profeti. Sono le Sacre Scritture che danno ragione a Pietro e non semplicemente l’autorità che gli è stata conferita dal Cristo.
Tu che polemizzi contro l’insegnamento del papa, considera innanzitutto che nulla dice di diverso dalla Parola Rivelata. È suo fedele custode e una garanzia di verità per tutti. E se le cose vanno diversamente? Non è dimostrato e non c’è ricordo nella storia che dalla cattedra di Pietro siano state proclamate verità di fede che tali non sono. Chi pasce le pecore del Signore in suo Nome, non può nutrirle con un cibo che dà la morte, ma con quello che dona la vita che viene dal cielo.
Possiamo certamente dire che anche questo è uno dei tanti misteri della fede: non possiamo condividere l’opinione di chi vede nel papa un Anticristo.
È una sparata di cattivo gusto, falsa e menzognera, contraddetta dalla parola rivelata.
17 affinchè cerchino i restanti degli uomini il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome su loro, dice il Signore facente note queste cose dall’eternità.
L’elezione di Israele non è fine a se stessa, ma è in vista dell’elezione di tutte le genti.
Nel tempo della caduta del popolo che Dio ha scelto come suo peculiare possesso, allorchè le cose vanno storte e tutto sembra ormai distrutto, il Signore porta a compimento il suo disegno eterno: ricostruire Israele, ristabilire le sorti di un popolo fatto nuovo, allargando il cerchio dell’elezione divina a tutte le genti che invocano il Salvatore che viene dal cielo.
19 Perciò io giudico di non molestare quelli che dalle genti ritornano a Dio,
Ritornano a Dio coloro che un tempo furono con Dio.
Non c’è creatura che non appartenga al suo Creatore. L’entrata delle Genti è del tutto legittima e pienamente giustificata dall’amore del Padre che è nei cieli.
Se Dio ha prediletto Israele, non per questo ha ripudiati gli altri popoli. Nel tempo opportuno si è manifestato il suo amore per tutti gli uomini.
Ma allora Israele non ha più niente da dire e da insegnare ai nuovi entrati? Invano ha custodito la Legge Antica?
20 ma di prescrivere loro di astenersi dalle contaminazioni degli idoli e dalla fornicazione e dal soffocato e dal sangue.
Israele può ora dare soltanto prescrizioni che suggellino il distacco di chi crede in Cristo da coloro che sono rimasti nell’idolatria. Può rinforzare la diversità tra quelli dentro e quelli fuori: non è più  portatore e destinatario unico di questa diversità.
21 Mosè infatti dalle generazioni antiche per città ha nelle sinagoghe gli annuncianti lui essendo in ogni sabato letto.
L’annuncio di Cristo Salvatore non è una novità dell’ultima ora. È già prefigurato e racchiuso nell’insegnamento Antico.
Dalle generazioni antiche, ovunque è trovata una sinagoga, ogni sabato c’è chi annuncia Cristo proclamando la Legge di Mosè.
22 Allora parve bene agli apostoli e agli anziani con l’intera assemblea, avendo eletto uomini fra loro di mandare ad Antiochia con Paolo e Barnaba, Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini guide tra i fratelli, 23 avendo scritto per mano di loro: Gli apostoli e i fratelli anziani ai fratelli in Antiochia e Siria e Cilicia a quelli dalle genti, salute. 24 Poiché abbiamo udito che alcuni di fra noi essendo usciti hanno turbato voi con parole sconvolgenti i vostri animi a cui non avevamo comandato, 25 sembrò bene a noi, essendo convenuti unanimemente avendo eletti degli uomini di mandare da voi con gli amati di noi Barnaba e Paolo, 26 uomini che hanno consegnato le loro vite per il nome del Signore nostro Gesù Cristo. 27 Abbiamo mandato pertanto Giuda e Sila e loro con la parola annuncianti le stesse cose.
Quando sorgono dei problemi nel rapporto fra le varie chiese è doveroso un confronto ed un dialogo, mandando avanti chi è da tutta l’assemblea riconosciuto in autorità e chi ha dato prova di fede in Cristo, mettendo a repentaglio la propria vita, a servizio dell’intero corpo di Cristo.
28 E’ sembrato bene infatti allo Spirito quello santo e a noi di imporre a voi nessun peso in più eccetto queste cose necessarie: 29 astenersi dalle carni immolate agli idoli e dal sangue e dagli animali soffocati e dalla fornicazione, da cui preservando voi stessi bene fate. State bene!
Il linguaggio è molto lapidario e il discorso è ridotto all’essenziale. Dove c’è un sincero desiderio di conoscere la volontà di Dio, sono rigettate le dispute senza fine e si mettono da parte le proprie convinzioni.
Si accetta la decisione ed il giudizio di chi è a capo, e non si cercano contrasti e divisioni per questioni marginali.
30 Essi, dunque, essendo stati dimessi scesero ad Antiochia, e avendo radunato la moltitudine consegnarono la lettera. 31 Avendola letta poi si rallegrarono per la consolazione. 32 Giuda e Sila anch’essi essenti profeti con molte parole esortarono i fratelli e li confermarono,
Una chiesa in cui non girano più lettere per chiedere e dare spiegazioni,  in cui le chiamate alla radunanza non sono prontamente accolte e neppure desiderate, è una chiesa ormai spenta e priva di vita che non conosce nessuna gioia e nessun entusiasmo. Quale novità ci si aspetta oggi dalle nostre riunioni, quale il nostro apporto personale per quel che riguarda la consolazione e l’esortazione?
Con molte parole Giuda e Sila esortano e confermano i fratelli. Cosa dire delle messe usa e getta, delle prediche con tre paroline, magari solo per toccare un po’ il cuore? Non si ha l’impressione di una vita che si va spegnendo lentamente in una inarrestabile agonia senza sussulti e scossoni, senza speranza e senza fede nell’aldilà, senza clamore di consolazione? Non si osa andare oltre la misera rassegnazione per ciò che accade hic et nunc. Nessun vento di novità, nessuna parola autorevole, e nessuna voce che dia fondo a tutto il fiato, per dire che nulla è perduto e che tutto può ancora essere guadagnato in Cristo e per Cristo.
33 avendo trascorso poi un certo tempo furono dimessi con pace dai fratelli presso gli aventi inviati loro.
Non c’è e non può esserci fretta in chi è autentico apostolo del Signore. Non c’è la fretta del terminare presto il discorso per non annoiare e neppure c’è la fretta di andarsene per lasciare liberi, come fa colui che si sente di troppo.
Al contrario Paolo e Barnaba mai smetterebbero di parlare e mai lascerebbero i fratelli.
35 Paolo poi e Barnaba dimoravano in Antiochia insegnando ed evangelizzando con anche molti altri la parola del Signore.
Qual è l’impegno unico ed esclusivo dell’apostolo? Insegnare la Parola di Dio ed Evangelizzare ciò spiegare la Parola Antica con quella Nuova e quella Nuova con l’Antica.
36 Dopo alcuni giorni disse Paolo a Barnaba: Ritornando ora visitiamo i fratelli per ogni città in cui annunciammo la parola del Signore per vedere come stanno.
C’è la preoccupazione per la salute fisica, c’è quella per la salute spirituale. Questa importa e questa interessa gli apostoli.
37 Barnaba allora voleva prendere con sé anche Giovanni chiamato Marco. 38 Paolo invece considerava giusto non prendere con sé questo, l’avente abbandonato loro dalla Panfilia e non essente andato con loro per l’opera. 39 Ci fu allora un disaccordo così da separare essi l’un dall’altro, e Barnaba salpare per Cipro avendo preso con sé Marco . 40 Paolo invece avendo scelto Sila, uscì  essendo stato affidato alla grazia del Signore dai fratelli. 41 Attraversava allora la Siria e la Cilicia confermando le chiese.
Non ci stupisca se ci sono stati sin dall’inizio dissapori e diversità di vedute fra gli apostoli.
Una comunità di eletti priva al suo interno di tensioni, non è mai stata trovata. Non sempre e non subito è data a tutti piena intelligenza riguardo a scelte , giudizi, capacità di discernimento.
Ognuno fa in coscienza quel che crede più giusto, senza pretesa di verità.
Può venire anche il momento della divisione. Voglia il cielo che non sia anche divisione dal Signore e dal suo Cristo.
L’autore degli Atti non sembra poi preoccuparsi molto di questi dissensi fra gli apostoli. Riferisce la verità nuda e cruda. Non perché ci scoraggiamo, ma perché sempre ed ovunque poniamo in Cristo e solo in Lui ogni nostra fede e speranza.
Tante cose non vanno? Vale davanti a Dio la nostra volontà di fare ciò che è a Lui gradito.
Tra la volontà di Dio e la nostra obbedienza non ci può essere mediazione di sorta, neppure quella dettata dal buon senso e dall’amore fraterno.
Meglio una Chiesa in cui è vivo lo scontro per Cristo, di una chiesa in cui si va d’accordo a tutti i costi, ma si rimane alla superficie, non si vuole chiarire ed approfondire. Tutto e tutti sono accetti in nome di una carità non illuminata dalla verità.
Allorchè domina sovrano una sorta di pacifismo indifferenziato che tutti vuol abbracciare anche quelli che si pongono dichiaratamente fuori, non c’è progresso per quel che riguarda la Luce che è donata dal cielo, ma regresso.
Tornano le tenebre più fitte, è spento ogni slancio ed ogni entusiasmo, in un generale appiattimento delle menti che è anche morte dello spirito.
Detto questo ci sembra di poter aggiungere che nella disputa sorta tra Paolo e Barnaba, l’atteggiamento di Paolo non sia riprovato dalla Chiesa di Antiochia.
Barnaba rompe bruscamente  e se ne va portando con sé Marco: non cerca il confronto con la Chiesa. Paolo al contrario non lascia subito, ma avendo scelto Sila, uscì  essendo stato affidato alla grazia del Signore dai fratelli.
Quando ci sono contese e dissapori è giusto e santo tutto rimettere nelle mani del Signore, ma anche in quelle dei fratelli, perché la preghiera dei molti è più potente della preghiera dell’uno, se pur ha il nome di Paolo.
Chi è consapevole di Verità anche quando alza la voce non deve mai smarrire le strade dell’umiltà e della preghiera comunitaria.

Da Meditazione sugli Atti degli Apostoli  - di don Divo Barsotti -  ed. San Paolo

Dobbiamo intanto capire l’importanza che ha questo evento nella economia del Libro, importanza che si rileva abbastanza facilmente anche da una semplice considerazione: è l’unico momento in cui si ritrovano insieme le tre grandi colonne della Chiesa: Pietro, il capo dei Dodici; Paolo, il convertito di Damasco che sarà l’apostolo delle genti; Giacomo il fratello del Signore.
Quest’ultimo non è uno dei dodici ma della famiglia di Gesù. Sembra che si possa assicurare che egli fosse il fratello di Simone e di Giuda, figlio quasi sicuramente della sorella di Maria Madre di Gesù, come suggerisce facilmente il quarto Vangelo quando ci parla di Salome, sorella di Maria. Sono riuniti i tre capi della Chiesa, ma Pietro è superiore a tutti… Secondo una lettura superficiale degli Atti degli Apostoli e soprattutto delle Epistole di san Paolo, noi potremmo contrapporre Pietro a Paolo; in realtà non è così.
Pietro è a capo del collegio dei Dodici fin dal momento in cui si riuniscono nel Cenacolo, dove insieme a loro c’è Maria e anche Giacomo, fratello del Signore, che è uno di quei fratelli che durante la vita di Gesù non avevano creduto a Lui e che ora, dopo la resurrezione, godono di un certo prestigio nella Comunità.
Sarà il Collegio dei Dodici guidato da Pietro che avrà la missione di portare la parola di salvezza a tutte le genti; Giacomo rimarrà a Gerusalemme, capo della Chiesa giudaico-cristiana. Paolo poi porterà l’annuncio ai Gentili, Pietro è il primo dei Dodici. Ora noi vediamo riuniti questi tre che hanno nella Chiesa delle origini una funzione preminente; ma apostoli non sono soltanto i dodici; il carisma dell’apostolato è proprio di tutti coloro che Dio sceglie a fondare le varie Comunità dei credenti.  Pietro capo dei Dodici rimane anche colui che, al di sopra delle parti, è il sacramento dell’unità di tutti i discepoli. I tre si ritrovano per affermare l’unità della Chiesa e la sua indipendenza nei confronti del Giudaismo. Il Cristo ha liberato l’umanità dalla Legge, la salvezza viene agli uomini di fede in Cristo Gesù. Nessuno è tenuto più a passare attraverso il giudaismo per raggiungere in Cristo la salvezza. Questo sarà l’insegnamento fondamentale del Concilio ed è l’insegnamento di Paolo. Per questo viene approvata la condotta di Paolo e la Chiesa si apre al mondo pagano, alla sua missione universale. Dal Concilio di Gerusalemme gli Atti non fanno che testimoniare questa apertura della Chiesa e il cammino della evangelizzazione, che raggiunge finalmente, nell’ultimo capitolo, Roma centro dell’ecumene.
Fu allora che i discepoli presero piena coscienza della loro distinzione dall’ebraismo, presero coscienza che, con la resurrezione del Cristo, qualche cosa di nuovo, in senso assoluto, si era compiuto nella storia religiosa del mondo. La salvezza degli uomini non dipende che dalla fede in Cristo Gesù. Non vi sarà divergenza dottrinale fra l’insegnamento di Paolo e l’insegnamento di Giacomo, anche se l’uno e l’altro vorranno sottolineare aspetti diversi di uno stesso mistero. In Giacomo la fede non si può separare dalle opere, perché la fede si dimostra precisamente in quanto opera; in Paolo, più ferma, più netta sembra l’opposizione tra le opere della Legge e la fede, certo non nel senso che egli escluda le opere: ma le opere non sono causa della salvezza, al contrario sono il frutto di una salvezza già conseguita. Paolo insiste di più nella opposizione di una giustificazione per le opere della legge, da una giustificazione che viene concessa dalla fede nel Cristo. È in questa coscienza che la salvezza dell’uomo è soltanto da Cristo, dall’atto di una Misericordia infinita, la quale prende l’iniziativa, nei riguardi dell’uomo, che veramente si ha l’inizio della storia della Chiesa nella sua autonomia da Israele… Il Concilio di Gerusalemme non solo è importante perché la Comunità dei fedeli acquista chiara coscienza della sua autonomia nei confronto del giudaismo, ma anche perché acquista coscienza di una sua unità: Giacomo e Paolo possono sentirsi uniti nella presenza di Pietro…
Come è complessa la vita della Chiesa nei primi decenni della sua storia! Vi sono i Dodici e non li vediamo già più; solo Pietro è in questo capitolo, poi si perde di vista e anche di lui non si saprà più nulla, stando agli scritti canonici. Sui Dodici è fondata la Chiesa, ma il fondamento rimane nascosto. Noi vedremo come la Chiesa si propagherà in modo meraviglioso, soprattutto per mezzo di Paolo; ma potremo anche riconoscere l’azione di altri correnti sotterranee, forse non controllate da alcuno, alle quali si riferisce Paolo medesimo quando scrive: “Alcuni è vero, predicano Cristo per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti… Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene…
È Pietro con Giacomo che convoca la Chiesa per decidere. Nel capitolo si afferma che dopo il racconto di Paolo e di Barnaba, tutta l’assemblea approva quello che ha detto Pietro. È da lui che Paolo attende la decisione. Nella lettera ai Galati oltre Pietro, Paolo ricorda anche Giovanni: per l’ultima volta gli Atti ricordano dei dodici e sono ricordati per l’approvazione del carisma di Paolo. L’esercizio supremo del primato di Pietro si manifesta negli Atti soprattutto col riconoscimento del carisma di Paolo…
Paolo è grandissimo, ma più grande è Pietro. Tutta la Chiesa ascolta Pietro, da lui riceve la dottrina di verità, da lui riceve una decisione…
Si noti anche un fatto singolare: mentre per tutti vale ed è obbligante la parola di Pietro, Paolo non si sente minimamente obbligato a quello che dice Giacomo. Da ultimo infatti Giacomo vuole che si conceda qualcosa ai giudaizzanti e chiede che ci si astenga dal sangue, dalla fornicazione, dalle carni immolate agli idoli. Per quanto riguarda queste ultime, Paolo addirittura scriverà che i cristiani sono liberi dal momento che gli idoli sono vanità; vuole soltanto che la libertà non sia motivo di scandalo per i deboli nella fede. Quanto alla fornicazione, la legge che la proibisce, non appartiene soltanto al giudaismo e rimane vera anche per Paolo. Per quanto riguarda il soffocato e il sangue, Paolo non ha mai insegnato nulla, né risulta che egli l’abbia mai proibito nelle Chiese venute dal paganesimo. Il decreto riguardo a queste proibizioni sembra che abbia interessato solamente le Chiese della Siria e della Fenicia; evidentemente non interessò mai tutta la Chiesa. Quello che riguardò l’intera Chiesa fu unicamente l’insegnamento di Pietro…
La vita cristiana non è solo una vita interiore di dipendenza dallo Spirito, ma è anche riconoscimento di un’autorità, che proviene da un potere che è stato conferito alla Chiesa…
Paolo manifesta una santità che non riusciamo a comprendere. In lui si rivela l’impeto dello Spirito, la forza di un amore che vince ogni resistenza e va diritto dove lo conduce lo Spirito senza volgere né a sinistra né a destra, spezzando ogni legame che lo può trattenere pur di rispondere a Dio. Nemmeno l’amicizia lo arresta. Paolo è pronto a separarsi non solo da Giovanni Marco, ma anche da Barnaba per seguire il suo cammino.
Questa separazione può sembrare al giudizio umano un atto di orgoglio; in realtà è l’atto con il quale l’uomo si mette ad esclusivo servizio di Dio, in un a libertà assoluta nei confronti di tutto pur di seguire la sua via. Se non avessimo l’approvazione di Dio nella fecondità del ministero di Paolo, sul piano umano il suo comportamento verso Barnaba ci lascerebbe perplessi; fu invece atto di obbedienza allo Spirito. Dopo questo atto di dissenso, quale è la separazione da Barnaba, finalmente Paolo procede da solo. Gli Atti degli Apostoli non parleranno più che di lui e dei suoi viaggi missionari.

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