Salmo 1

Salmo 1

1 Beato l’uomo che non è andato nel consiglio degli empi
e nella via dei peccatori non ha sostato
e sulla cattedra degli appestati non si è seduto;
2 ma nella legge del Signore è la sua volontà
e nella sua legge mediterà giorno e notte.
3 E sarà come l’albero
piantato alle sorgenti delle acque
che darà il suo frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai,
e tutto ciò che fa andrà a buon fine.
4 Non così gli empi, non così:
ma come la pula che il vento disperde
dalla faccia della terra.
5 Perciò non sorgeranno gli empi nel giudizio
né i peccatori nel consiglio dei giusti:
6 perché conosce il Signore la via dei giusti,
ma la via degli empi andrà in perdizione.


1 Beato l’uomo che non è andato nel consiglio degli empi
e nella via dei peccatori non ha sostato
e sulla cattedra degli appestati non si è seduto;
“Quale inizio del Salterio potrebbe essere migliore di questa profezia e lode dell’uomo perfetto, nel Salvatore?”. ( Origene )
Felice l’uomo che non è andato nel consiglio degli empi, cioè degli uomini che non hanno timore di Dio, che disprezzano le sue Leggi e la sua volontà. Si va in un consiglio per ascoltare il pensiero degli altri e per dire il proprio. In questo modo si rafforza e si rinsalda un vincolo ed un’alleanza. Niente di più pernicioso di un simile consiglio: di quello che tengono gli empi per sostenere ed essere sostenuti nella loro inimicizia con il Signore e per tramare contro il suo Cristo.
Si comincia con l’ascoltare e col dire la parola di Menzogna per poi sostare, cioè porre la propria dimora nel peccato.
Il peccato non è mai qualcosa di assolutamente occasionale, un frutto anomalo che non trova spiegazione, ma ha radici profonde che si devono innanzitutto cercare in un cuore lontano da Dio, che non si apre alla sua Parola, ma gli oppone quella del Maligno, cercando la propria forza ed autorità in una comunione sbagliata con tutti coloro che si pongono contro Dio.
Da un cuore guastato che persiste e vuole l’inimicizia con Dio, possono soltanto sortire azioni malvagie.
Dapprima si giustifica il peccato ai propri occhi con il consenso di tutti gli empi, poi si dimora tranquillamente in esso. Il peccato da semplice accidente della vita, diventa un vero e proprio cammino, una via non solo da percorrere, ma anche una via in cui si può tranquillamente sostare, dando sollievo e pace alla propria anima.
e sulla cattedra degli appestati non si è seduto;
Gli appestati sono creature condannate alla morte: non solo, hanno potere di trasmettere il proprio male agli altri, sono esseri contagiosi da cui bisogna girare alla larga.
Mentre l’uomo va nel consiglio degli empi, e trova sosta nella via dei peccatori, gli appestati siedono saldamente e stabilmente sulla cattedra dell’iniquità. Segnati senza speranza dal peccato, sono anche maestri di ogni male. E come non vedere in questi appestati che siedono in cattedra i demoni ribelli a Dio, che non solo portano in sé la morte, ma vogliono contagiare con essa tutte le creature del Signore?
E’ questa la logica del peccato: dapprima si presta ascolto all’uomo peccatore e si dà man forte alla sua parola, poi ci si incammina sulla strada della trasgressione e si sosta in essa.
Alla fine eccoci non solo schiavi del Satana, ma suoi collaboratori nel portare la morte e nel farci maestri di menzogna.
Non è andato
non ha sostato
non si è seduto
La successione non è casuale, ma sottolinea un processo irreversibile, che va da male, a male, da caduta a caduta, fino alla comunione più piena col Diavolo.
2 ma nella legge del Signore è la sua volontà
e nella sua legge mediterà giorno e notte.
All’uomo empio, cioè non pio, si contrappone l’uomo timorato del Signore.
La sua volontà dimora saldamente nella legge del Signore, non vuole sapere altro e non cerca altri confronti.
Quando la volontà è fissa in Dio, la meditazione della sua Legge diventa una costante della vita: di giorno e di notte nessun altro pensiero può prendere il sopravvento e distogliere il cuore dalla sottomissione alla Legge.
Allorchè custodita saldamente, la Parola di Dio diventa luce nelle tenebre, guida nel cammino verso la salvezza eterna.
“Ha indicato le tre cose che non dobbiamo fare: adesso indica le due cose che, invece, siamo tenuti a fare. Non è sufficiente per noi evitare il male, se non giungiamo ad attenerci al bene. “Ma la sua volontà nella legge del Signore”, fino a volere quanto il Signore ha comandato… Bada però a quanto segue: non basta volere la legge di Dio, bensì meditare giorno e notte nella sua legge…
“Meditate la legge del Signore, sia che mangiate sia che beviate ed anche durante la notte. In senso allegorico, la tranquillità è il giorno e la notte è figura delle prove della vita”. ( Origene )
Quale il destino eterno di un tale uomo? Non quello di diventare come il Satana, ma quello di diventare come il Cristo
3 E sarà come l’albero
piantato alle sorgenti delle acque
che darà il suo frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai,
e tutto ciò che fa andrà a buon fine.
Chi è mai l’albero piantato alle sorgenti delle acque, se non il Cristo stesso, fonte e scaturigine dell’acqua che dà la vita? Nel tempo in cui ha visitato l’uomo sulla terra ha dato i suoi frutti. “E le sue foglie non cadranno mai”, perché la morte non ha alcun potere su di Lui. E tutto ciò che esce dalle sue mani è per il bene degli eletti.
“L’albero è a un tempo, Il Figlio di Dio – vicino ai fiumi delle divine Scritture che lo annunciano – ed il giusto che, sempre unito alla legge divina, è irrigato da tutti i fiumi spirituali. Il suo tempo è il secolo futuro, essendo la vita presente il tempo in cui si coltiva e prepara il futuro”. ( Eusebio )
“Quest’albero non produce nel secolo presente, ma in quello futuro, cioè nel giorno del giudizio. Quest’albero adesso produce fiori,  adesso germoglia e preannuncia il raccolto futuro. Quest’albero ha due cose: sia il frutto, sia le foglie. Ha il frutto, il significato nascosto nelle Scritture, le foglie, le parole pure e semplici. Il frutto sta nel significato, le foglie nelle parole…” ( Origene )
“Quando, per la redenzione dell’albero della vita, cioè per la passione del Signore, noi saremo simili all’albero stesso della vita, allora quanto in noi si verificherà sarà eterno, con la consapevolezza della beatitudine.. Tutte le cose che si faranno riusciranno bene; quando ormai l’incorruzione avrà divorato la corruzione, l’eternità la debolezza, e la forma di Dio la forma terrena. ( Ilario )
Da Ippolito “Questo albero è per me di salvezza eterna: di esso mi nutro, di esso mi pasco. Per le sue radici io affondo le mie radici, per i suoi rami mi espando, della sua rugiada mi inebrio, dal suo spirito, come da soffio delizioso, sono fecondato. Sotto la sua ombra ho piantato la mia tenda ed ho trovato riparo dalla calura estiva. Per i suoi fiori fiorisco, dei suoi frutti mi delizio a sazietà, e colgo liberamente i frutti fin dalle origini a me destinati.
Quest’albero è nutrimento alla mia fame, sorgente per la mia sete, manto per la mia nudità; le sue foglie sono spirito di vita e non foglie di fico.
Quest’albero è mia salvaguardia quando temo Dio, appoggio quando vacillo, premio quando combatto, trofeo quando ho vinto. Quest’albero è per me “il sentiero angusto e la via stretta”; è la scala di Giacobbe, è la via degli angeli alla cui sommità realmente è “appoggiato “ il Signore.
Quest’albero dalle dimensioni celesti si è elevato dalla terra al cielo fondamento di tutte le cose, sostegno dell’universo, supporto del mondo intero, vincolo cosmico che tiene unita la instabile natura umana, assicurandola con i chiodi invisibili dello Spirito, affinché stretta alla divinità non possa più distaccarsene. Con l’estremità superiore tocca il cielo, con i suoi piedi rafferma la terra, tiene stretto da ogni parte, con le braccia sconfinate, lo spirito numeroso ed intermedio dell’aria. Egli era tutto in tutte le cose e dappertutto”. (  Ippolito )
 4 Non così gli empi, non così:
ma come la pula che il vento disperde
dalla faccia della terra.
Diversa la sorte degli empi: non saranno raccolti in uno dall’albero della vita, nutriti, vivificati, sostenuti dai suoi doni. Ma saranno come la pula che per poco appare, quando è ammassata, e che poi il vento disperde dalla faccia della terra. Così gli empi che non si pongono sotto lo sguardo del Signore, ma si mettono in unità per apparire agli occhi del mondo, saranno dispersi lontano dal volto di Dio. Non hanno considerato una vita sotto lo sguardo dell’Altissimo? Saranno allontanati da esso per sempre. Hanno cercato di apparire agli occhi del mondo: e chi si ricorderà di loro quando saranno discesi nel regno dei morti?
“La polvere, quantunque provenga dalla terra, non è più terra… non ha nulla di solido; ma quello che ha lo ha a proprio danno. Viene disperso di qua e di là, non si trova mai in un solo luogo; in qualunque direzione lo spinga il vento, là si dirige il suo turbinare impetuoso. Così anche l’empio, una volta che abbia rifiutato Dio, in qualunque direzione lo sbatta il volto seducente del diavolo, là viene portato senza più una meta. ( Origene )
5 Perciò non sorgeranno gli empi nel giudizio
né i peccatori nel consiglio dei giusti:
Non sorgeranno gli empi nel giorno del giudizio, perché nulla avranno da dire, ormai svuotati di ogni parola di verità: potranno soltanto accogliere senza replicare, un giudizio di meritata condanna.
Nessun peccatore potrà mai sorgere nel consiglio dei giusti, cioè far sentire la propria voce in quel consiglio di santi che canta in eterno le lodi del Signore.
6 perché conosce il Signore la via dei giusti,
ma la via degli empi andrà in perdizione.
Nessuno s’inganni o illuda se stesso: il Signore conosce bene la via dei giusti e quella degli empi.
I giusti siederanno alla sua destra nel regno dei cieli. Gli empi andranno nell’eterna perdizione.
“La via dei giusti che non devono essere giudicati, è conosciuta dunque da Dio, e per questo motivo i peccatori, che devono esserlo sono allontanati dalla loro assemblea. Gli empi invece non risorgeranno per il giudizio, perché una volta smarrita la via di quanti devono essere giudicati, essi lo sono già stati, da parte di colui che dice: “Il Padre non giudica nessuno ma ha dato ogni giudizio al Figlio”. ( Ilario )

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