Vangelo di Marco cap9

                                        Marco 9

E diceva a loro: Amen dico a voi che ci sono alcuni qui dei presenti che non gusteranno affatto la morte finchè non vedano il regno di Dio venuto con potenza. 2 E dopo sei giorni Gesù prende con sé Pietro e Giacomo e Giovanni e li conduce sopra ad un monte alto in disparte soli. E si trasfigurò davanti a loro, 3 e le sue vesti divennero splendenti bianche grandemente, quali un lavandaio sulla terra non può far così bianche. 4 E apparve a loro Elia con Mosè, ed erano colloquianti con Gesù.

5 E avendo risposto Pietro dice a Gesù: Rabbi, bello è che noi qui siamo, e facciamo tre tende, una a te e una a Mosè e una a Elia. 6 Infatti non sapeva cosa rispondesse, infatti erano diventati spauriti. 7 E ci fu una nube sopradombrante loro, e ci fu una voce dalla nube: Questi è il figlio mio l’ amato, ascoltate lui. 8 E d’un tratto aventi guardato intorno non videro più nessuno ma Gesù solo con loro stessi.

9 E discendendo loro dal monte comandò di narrare a nessuno le cose che avevano visto, se non quando il figlio dell’uomo fosse risorto da morti. 10 E tennero la parola con se stessi disputanti che cosa è il risorgere da morti. 11 E lo interrogavano dicendo: Perché dicono gli scribi che Elia deve venire per primo? 12 Egli allora disse a loro: Elia certo essendo venuto per primo ristabilisce tutte le cose; e come è scritto sul figlio dell’uomo che  molte cose abbia patito e sia stato disprezzato? 13 Ma dico a voi che anche Elia è venuto, e hanno fatto a lui tutte le cose che hanno voluto come è stato scritto di lui.

14 Ed essendo venuti dai discepoli videro una grande folla intorno a loro e scribi disputanti con loro. 15 E subito tutta la folla avendolo visto stupirono e accorrenti lo salutavano. 16 E li interrogò: Cosa disputate con loro? 17 E gli rispose uno dalla folla: Maestro, ho portato da te mio figlio avente uno spirito muto; 18 e dovunque lo prenda lo agita e spuma e stride i denti e si irrigidisce; e dissi ai tuoi discepoli che lo cacciassero, e non riuscirono. 19 Egli allora rispondendo a loro dice: Oh generazione incredula, fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo da me. 20 E lo portarono da lui; ed avendolo visto lo spirito subito lo contorse convulsamente, ed essendo caduto a terra si rivoltava spumando. 21 E interrogò suo padre: Quanto tempo è che questo gli è avvenuto? Egli allora rispose: Dalla fanciullezza; 22 e molte volte anche nel fuoco lo ha gettato e nell’acqua per ucciderlo; ma se puoi qualcosa, aiutaci avendo compassione di noi. 23 Allora Gesù gli disse: Se puoi, tutte le cose sono possibili al credente. 24 Subito gridando il padre del bambino disse: Credo; aiuta la mia incredulità. 25 Vedendo allora Gesù che accorreva la folla, sgridò lo spirito impuro dicendogli: Muto e sordo spirito, io comando a te, esci da lui e non entrare più in lui. 26 E gridando e molto scotendolo uscì. E fu come morto, così che molti dicevano: E’ morto.

27 Ma Gesù avendo preso la sua mano lo levò e si rizzò. 28 Ed essendo lui entrato in casa i suoi discepoli in disparte lo interrogavano: Perché noi non abbiamo potuto cacciarlo? 29 E disse a loro: Questo genere con niente può uscire se non con la preghiera. 30 E di là essendo usciti passavano per la Galilea, e non voleva che qualcuno lo sapesse; 31 ammaestrava infatti i suoi discepoli e diceva a loro: Il figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini, e lo uccideranno, e ucciso dopo tre giorni risusciterà. 32 Ma essi non comprendevano la parola, e avevano paura di interrogarlo. 33 E vennero a Cafarnao. E giunto nella casa li interrogò: Cosa discutevate nella via? 34 Ma essi tacevano; infatti gli uni con gli altri avevano discusso nella via chi fosse il maggiore. 35 Ed essendosi seduto chiamò i dodici e dice a loro: Se qualcuno vuole essere primo, sarà l’ultimo di tutti e servo di tutti. 36 E avendo preso un bambino lo pose in mezzo a loro ed abbracciandolo disse a loro: 37 Chiunque accoglie uno solo di questi fanciulli nel mio nome, accoglie me; e chiunque accoglie me, non me accoglie, ma l’avente inviato me.

38 Gli disse Giovanni: Maestro, abbiamo visto uno che nel tuo nome caccia i demoni e glielo impedivamo, perché non seguiva noi. 39 Allora Gesù: Non vietatelo a lui, infatti non c’è nessuno che farà un miracolo nel mio nome e potrà subito parlar male di me. 40 Chi infatti non è contro di noi, è per noi. 41 Chiunque infatti dia da bere a voi un bicchiere d’acqua in mio nome perché siete di Cristo, amen dico a voi che non perderà affatto il suo salario.

42 E chiunque scandalizza uno solo di questi piccoli che credono in me, bene è per lui di più se fosse messa attorno una macina d’asino intorno al suo collo e fosse gettato nel mare. 43 E se ti scandalizza la tua mano, tagliala: bene è per te entrare monco nella vita che avendo le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. (44) 45 E se il tuo piede ti scandalizza, taglialo : bene è per te entrare nella vita zoppo che avendo i due piedi esser gettato nella Geenna.  (46) 47 E se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: bene è per te con un occhio solo entrare nel regno di Dio che avendo due occhi esser gettato nella Geenna, 48 dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne. 49 Ciascuno infatti col fuoco sarà salato. 50 Buono è il sale: ma se il sale diventa insipido, con cosa esso condirete? Abbiate in voi stessi sale e state in pace gli uni con gli altri.

 

 

E diceva a loro: Amen dico a voi che ci sono alcuni qui dei presenti che non gusteranno affatto la morte finchè non vedano il regno di Dio venuto con potenza.

La morte ha un suo sapore come la vita. Non si gusta il sapore della morte se non in quanto si muore. E nessuno può sfuggire ad un destino di morte eterna. Ma vi è l’eccezione e la diversità voluta e creata dal Cristo. Coloro che entrano nella salvezza portata dal Figlio non conosceranno dannazione eterna, ma viventi nello Spirito andranno incontro al regno di Dio venuto con potenza. Cosa vuol dire più propriamente Gesù? Che non si va incontro al regno di Dio da morti allorchè morti, ma da viventi, allorchè si passa da una vita fatta nuova ad un’altra vita. E questa non è più semplicemente una promessa, ma una realtà che già sperimentano alcuni di coloro che si trovano vicino a Cristo. Per chi accoglie Gesù la morte altro non è che passaggio da una vita ad un’altra vita. E quando mai potranno gustare la morte? Per tutti gli altri è passaggio da una morte ad un’altra morte. E quando mai potranno gustare la vita?

2 E dopo sei giorni Gesù prende con sé Pietro e Giacomo e Giovanni e li conduce sopra ad un monte alto in disparte soli.

C’è sempre una certa riluttanza a seguire Gesù quando si deve fare uno sforzo per salire in alto: camminare in salita è sempre faticoso ed è più comodo non osare troppo. E Gesù è costretto a prendere i discepoli quasi con forza e a trascinarli con sé. E neppure tutti, ma soltanto quelli che sono più arditi. Non tutti seguono Gesù nelle altezze dello Spirito: in ogni caso si troveranno soli con Lui ed in disparte rispetto agli altri.

E si trasfigurò davanti a loro, 3 e le sue vesti divennero splendenti bianche grandemente, quali un lavandaio sulla terra non può far così bianche.

Chi si trasfigura cambia aspetto. Quale nuovo aspetto ha preso Gesù? Non è detto. L’attenzione è tutta sulle sue vesti che diventano bianche splendenti. Non può esserci cambiamento in quel che riguarda l’essere di Gesù: permane immutato nei secoli. Cambia quel che è dato vedere allorchè assume le sembianze umane. Matteo dice che il suo volto splendette come il sole, Luca che divenne altro. Difficile interpretare simili differenze. Matteo e Luca evidentemente vanno più in là, fino alla persona di Gesù. Marco si ferma prima. Parla solo delle vesti: ma le vesti non sono la sostanza di Gesù, semmai quel che è dato vedere e conoscere esteriormente con gli occhi della carne. Gesù trasfigurato davanti agli apostoli non è evidentemente quello che conosceremo nella dimensione eterna, ma ancora un Gesù terreno rivestito di una luce divina. Non è dato a nessuno in questa vita vedere il volto del Figlio così com’è. Agli apostoli è tuttavia dato un segno della gloria eterna del Figlio. E tutto questo non è possibile se non in una sorta di mediazione tra la carne dell’uomo e lo Spirito di Dio. Perché quello che si vede in definitiva è ancora materia, ma una materia fatta diversa perché illuminata da una luce diversa.

4 E apparve a loro Elia con Mosè, ed erano colloquianti con Gesù.

Se Elia rappresenta i profeti e Mosè la legge, Gesù è l’adempimento di entrambe le Parole.

Nessuna meraviglia e nessuna novità che i profeti e Mosè si confrontino con il Cristo. E’ Lui l’autore del Patto Antico. Non ci può essere lettura dell’Antico Testamento se non in Cristo e per Cristo. Quello che prima era nascosto e velato ora non può più essere un segreto. Perché Elia e Mosè ancora parlano con Gesù? Non è finito per sempre il loro ruolo e la loro importanza adesso che è venuto il Salvatore? Gesù non è venuto per cancellare ciò che ha detto per bocca dei profeti e di Mosè: semplicemente è venuto ad adempiere ciò che è stato scritto. Non è riferito quale sia l’argomento della conversazione fra i tre, ma possiamo pensare che parlino dell’imminente morte e resurrezione di Cristo, al compimento ultimo di tutta la Parola di Dio.

5 E avendo risposto Pietro dice a Gesù:

Perché mai Pietro risponde quando nessuna domanda gli è stata posta? Evidentemente intende l’apparizione come data e fatta per i tre presenti. E’ una proposta di vita nuova in una dimensione diversa e bisogna dare una risposta e cogliere una grande occasione al volo.

Rabbi, bello è che noi qui siamo,

E’ un’espressione di meraviglia che potrebbe avere il sapore della fede e dell’amore, ma potrebbe anche manifestare un rapporto con la Verità minato dalla dimensione estetica. Prima di ciò che è bello viene ciò che è buono, giusto e santo. Nell’imminenza della morte in croce di Cristo l’estetica va a farsi benedire.  C’è ben altro a cui pensare.

e facciamo tre tende, una a te e una a Mosè e una a Elia.,

E’ possibile separare Gesù dalla Legge e dai Profeti? Non sono tre realtà distinte, ma un’unica cosa.

6 Infatti non sapeva cosa rispondesse

E’ sottolineata l’assurdità di una risposta, ma nello stesso tempo si vuol attenuare il giudizio su Pietro. E’ vero che l’ha detta grossa, una stupidaggine che non ha paragone, ma dobbiamo considerare che non era nel pieno possesso delle proprie facoltà.

infatti erano diventati spauriti.

Non tanto spaventati da una apparizione che ha del bello e dell’affascinante, quanto completamente disorientati, incapaci di comprendere e di articolare un discorso assennato.

Rende spauriti non solo ciò che è troppo brutto, ma anche ciò che è troppo bello, di una bellezza mai conosciuta e fuori dalla realtà.

7 E ci fu una nube sopradombrante loro,

La luce che viene dal cielo può calare all’improvviso, quando l’uomo non se l’aspetta, ma altrettanto all’improvviso ritornano le tenebre di ogni giorno. Non per questo è tolto Gesù nostra guida, semmai  è confermata l’importanza della sua Parola.

e ci fu una voce dalla nube:

Voce dalla nube è quella del Padre, voce senza forma, ma in grado di confermare in ogni cuore la sua eterna Parola che è il Cristo.

Questi è il figlio mio l’ amato, ascoltate lui.

E’ Cristo il Figlio di Dio Padre, non uno dei tanti, ma il Suo amato ed il Suo prediletto: è Lui la sua eterna Parola, è Lui che dobbiamo ascoltare.

Se odi la voce del Padre è solo perché devi ascoltare la Parola del Figlio.

8 E d’un tratto aventi guardato intorno non videro più nessuno ma Gesù solo con loro stessi.

Sono tante e diverse le strade attraverso le quali l’uomo cerca la Verità: alla fine di un cammino, qualunque sia stato, per quanto si sia guardato intorno si troverà solo con Gesù.

9 E discendendo loro dal monte comandò di narrare a nessuno le cose che avevano visto, se non quando il figlio dell’uomo fosse risorto da morti.

Non può esserci intelligenza vera delle cose di Gesù se non dopo la sua morte e resurrezione, allorchè viene dato lo Spirito Santo. Non giova far sapere a coloro che non sono in grado di intendere.

10 E tennero la parola con se stessi disputanti che cosa è il risorgere da morti.

Nonostante l’eccezionalità dell’evento gli apostoli riescono a custodire nei loro cuori quanto hanno visto secondo il comando avuto da Gesù. Ma una domanda s’impone continuamente nel  pensiero e diventa oggetto dei loro discorsi: Cosa vuol dire risorgere dai morti? Perché da quando il mondo è mondo nessun uomo è mai risuscitato dai morti né in virtù di altri ed ancor meno in virtù propria. La morte è annullamento di ogni potenza. E come può esprimersi nella morte una potenza di resurrezione? Ancora gli apostoli non comprendono, ma è già gettato nel loro cuore il seme di quella fede vivificante che viene dal sacrificio di Cristo.

11 E lo interrogavano dicendo: Perché dicono gli scribi che Elia deve venire per primo?

Non osano interrogare Gesù riguardo alla resurrezione, ma cercano in qualche modo di entrare nel tema della salvezza prendendo il discorso un po’ alla larga ed alla lontana.

Perché i dotti dicono che per primo deve venire Elia? Elia dalla terra è salito al cielo, per quale ragione dovrebbe ritornare sulla terra, prima  della venuta del Salvatore?

12 Egli allora disse a loro: Elia certo essendo venuto per primo ristabilisce tutte le cose;

Se Elia deve venire per primo, certamente non è invano. La sua venuta deve pur servire a qualcosa: per ristabilire tutte le cose. Ma non si tratta evidentemente della restaurazione finale che ha valore e portata eterni. Se ristabilire è sinonimo di restaurare, ciò che viene restaurato, viene semplicemente rimesso in piedi così com’era alla sua origine, attraverso rattoppi e ritocchi che non creano affatto il nuovo, semplicemente rendono più visibile e meglio fruibile il vecchio. Prima dell’uomo nuovo c’è bisogno di una bella sistemata di quello vecchio, perché appaia agli altri e sia compreso da se stesso così com’è realmente. Non per essere riconosciuto degno della vita eterna, al contrario perché sia ben chiaro che un uomo di tal fatta, benché sistemato e pulito non può entrare nell’eternità. Elia certamente verrà prima del Messia; ma semplicemente per mettere ben in chiaro come stanno realmente tutte le cose, smascherando tutte le falsità, gli orpelli, le incrostazioni, che l’uomo ha creato a se stesso nel tempo per illudersi di una giustizia che non gli appartiene. Prima dell’uomo nuovo, bisogna mettere a nudo e dare una bella lavata a quello vecchio. Perché nessuna verità che viene dal cielo può essere accolta sulla terra finchè non c’è piena e veritiera consapevolezza  di peccato. Ma il discorso della salvezza non si conclude qui: semplicemente è aperto in una dimensione di verità ed in una luce che è donata dal cielo.

e come è scritto sul figlio dell’uomo che  molte cose abbia patito e sia stato disprezzato?

Avete il pensiero fisso alla venuta di Elia? Ma è forse detto soltanto di lui? E non pensate a quello che  è scritto riguardo al figlio dell’uomo? La restaurazione che farà Elia non è affatto conclusiva del discorso della salvezza. Perchè mai secondo le Scritture il figlio dell’uomo  molte cose ha patito ed è stato disprezzato? E’ posta la domanda da Gesù, ma non è data una risposta:  gli apostoli non sono in grado di comprendere ciò che dovrà venire.

Riguardo a ciò che è venuto una spiegazione è doverosa e viene data.

13 Ma dico a voi che anche Elia è venuto, e hanno fatto a lui tutte le cose che hanno voluto come è stato scritto di lui.

Come è già venuto il figlio dell’uomo, così è già venuto anche Elia, nella persona di Giovanni il Battista. Ma la venuta di Elia ha già avuto compimento ed ha già adempiuto la Parola che è stata scritta di lui: “hanno fatto a lui tutte le cose che hanno voluto”. In quanto al figlio dell’uomo l’adempimento della Parola è  in atto, ma non ancora concluso. Non può Gesù dire che tutto è compiuto: lo dirà soltanto sulla croce al momento della morte.

14 Ed essendo venuti dai discepoli videro una grande folla intorno a loro e scribi disputanti con loro.

L’interesse per Gesù si riversa anche sui suoi discepoli, soprattutto quando Lui non è trovato presente. E si fa un gran parlare e si arriva a disputare e a contendere riguardo a quello che Cristo ha fatto e ha detto.

15 E subito tutta la folla avendolo visto stupirono e accorrenti lo salutavano.

Grande stupore prende subito la folla allorchè vede Gesù e gli  va incontro quasi di impeto e lo  saluta con gioia. Non è il Gesù della trasfigurazione, ma semplicemente un uomo, eppure la sua diversità si impone, e c’è stupore come verso uno che è venuto dal cielo e si cerca un contatto da vicino e si porge un saluto per fare conoscenza. Non c’è bisogno di una qualche visione straordinaria per essere portati in alto: basta la presenza fisica di Cristo e si è già entrati nel mistero del Figlio Salvatore. Gesù non stupisce innanzitutto per quello che fa e dice o per quello che appare, ma innanzitutto per quello che è. E’ una persona diversa e dovunque è visto e conosciuto crea un diverso modo di sentire.

16 E li interrogò: Cosa disputate con loro?

Interrogazione fatta soprattutto agli scribi, per mettere subito chiarezza in un rapporto. Certe dispute si fanno con la persona interessata e a volto scoperto.

17 E gli rispose uno dalla folla: Maestro, ho portato da te mio figlio avente uno spirito muto; 18 e dovunque lo prenda lo agita e spuma e stride i denti e si irrigidisce; e dissi ai tuoi discepoli che lo cacciassero, e non riuscirono.

I sintomi del male sono quelli dell’epilessia, ma secondo la mentalità del tempo si attribuiva tale stato ad una particolare possessione diabolica. Altrove abbiamo sottolineato come Gesù faccia propria la mentalità del tempo e dimostri la sua potenza anche cacciando simili demoni.

19 Egli allora rispondendo a loro dice: Oh generazione incredula, fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo da me.

Generazione incredula è quella che mette Gesù sullo stesso piano dei suoi discepoli. Non si deve chiedere all’uomo quello che solo Dio può dare e neppure si può avere la presunzione di cacciare i demoni alla stregua del Cristo. Increduli quelli che si rivolgono ai discepoli, increduli i discepoli nel tentativo di fare come il maestro. Bisogna andare e portare al solo Gesù.

20 E lo portarono da lui;

E’ l’obbedienza della fede che trova il suo unico vero referente.

ed avendolo visto lo spirito subito lo contorse convulsamente, ed essendo caduto a terra si rivoltava spumando.

Alla sola vista del Figlio di Dio il Satana freme in se stesso e caduto dal cielo alla terra si rivolta contro il Cristo, buttando fuori dalla sua bocca non la parola di lode, ma lo sputo del silenzio.

21 E interrogò suo padre: Quanto tempo è che questo gli è avvenuto? Egli allora rispose: Dalla fanciullezza;

I segni della possessione diabolica si manifestano molto presto,  quando siamo ancora fanciulli.

22 e molte volte anche nel fuoco lo ha gettato e nell’acqua per ucciderlo;

Il Diavolo vuole la morte dell’uomo: ogni mezzo ed ogni occasione sono buoni per i suoi disegni criminali. Intendi rettamente: non innanzitutto la morte del corpo che avverrà comunque, ma quella dell’anima.

Ti chiederai perché l’interessato resti fuori dal dialogo. Perché in certe situazioni, quando il Satana rende incapaci di intendere e di volere sono altri che  portano a Cristo. E’ gradita a Dio la fede di coloro che invocano la salvezza non solo per se stessi, ma anche per quelli che il Diavolo ha reso muti.

ma se puoi qualcosa, aiutaci avendo compassione di noi.

E’ invocata la misericordia di Gesù su tutti i presenti che si sentono coinvolti e compresi. E’ una storia che interessa tutti, perché tutti siamo vittime del Maligno.

Quale altra possibilità di liberazione se non invocando l’aiuto di Colui che viene dal cielo, confidando nel suo amore? Ci può essere qualcuno che va a Cristo dopo averle provate tutte, senza troppa convinzione, ma solo per scrupolo di coscienza, come quando si fanno passare tutti i medici anche quelli meno accreditati. L’invocazione di aiuto di questo padre ha bisogno di una verifica e di una rettifica. Quando si chiede a Gesù bisogna avere piena convinzione e ferma fiducia nella sua potenza. Non si supplica Cristo per sondare cosa sia effettivamente in grado di fare, accontentandoci di quello che viene, al contrario dobbiamo lasciarci esaminare da Lui: vuol vedere quale fede è in noi.

23 Allora Gesù gli disse: Se puoi, tutte le cose sono possibili al credente. 24 Subito gridando il padre del bambino disse: Credo; aiuta la mia incredulità.

E’ ribaltato il rapporto tra supplicante e supplicato. Non interessa quanto sia potente il supplicato, interessa innanzitutto quanto sia potente la fede di chi supplica.  Non ci sono dubbi riguardo alla potenza di Dio, ce ne sono riguardo all’autenticità della nostra fede.

Gesù mette in discussione la nostra fede? E allora facciamo come questo padre che subito riconosce il proprio limite e grida: “Credo, aiuta la mia incredulità”. Perché Gesù che vuol liberarci dal Maligno, ci liberi innanzitutto dalla nostra mancanza di fede.

25 Vedendo allora Gesù che accorreva la folla, sgridò lo spirito impuro dicendogli:

Alla folla che accorre è dato un segno della potenza del Cristo così come si manifesta attraverso la sua Parola. C’è nell’uomo uno spirito impuro che va preso per i capelli e buttato fuori con violenza senza tante storie e senza riguardi.

Muto e sordo spirito,

Lo spirito insufflato da Dio perché la creatura dia lode al Creatore è diventato muto e quel che è peggio   sordo ad ogni richiamo. Non c’è possibilità alcuna di dialogo, finchè non viene cacciato l’artefice di tale rottura ed è spezzato un rapporto di schiavitù.

io comando a te, esci da lui e non entrare più in lui.

Cristo comanda al Diavolo, perché esca dall’uomo e non entri mai più in lui. Ma è chiesta la fede in Gesù Salvatore. Se non c’è una fede espressa, il Maligno continuerà a farla da padrone.

26 E gridando e molto scotendolo uscì.

Fatto curioso: il Diavolo muto, allorchè aggredito dalla potenza della Parola, tira fuori la lingua. Certamente non per benedire il Cristo! Non vuole lasciare la presa e la strapazza ben bene, ma è costretto a cedere e ad uscire dall’uomo.

E fu come morto, così che molti dicevano: E’ morto.

Prima dei segni della vita nuova ci sono quelli della morte. Nessuna meraviglia se coloro che sono vivificati dal Cristo possono essere trovati morti da molti.

27 Ma Gesù avendo preso la sua mano lo levò e si rizzò.

Nessuno può alzarsi dal proprio stato di peccato e stare dritto davanti a Dio se non viene afferrato e preso per mano dal Figlio suo.

28 Ed essendo lui entrato in casa i suoi discepoli in disparte lo interrogavano: Perché noi non abbiamo potuto cacciarlo?

Dopo la brutta figura che hanno fatto davanti a tutti, i discepoli interrogano Gesù in disparte e gli chiedono la ragione del proprio fallimento. Evidentemente confidavano in un potere semplicemente dato ed affidato a loro in quanto chiesa.  

29 E disse a loro: Questo genere con niente può uscire se non con la preghiera.

Non basta essere incaricati ed investiti di un ministero perché si possano compiere le opere di Dio. Non c’è travaso di potenza dalla chiesa agli uomini senza l’apporto ed il concorso della fede. Ed in questo caso è chiesta innanzitutto la preghiera a Dio Padre. Non la moltiplicazione di parole e di formule che hanno il sapore del magico, ma l’umile e reiterata supplica, nella consapevolezza della propria impotenza di fronte al Maligno. Non è dato a nessun uomo di cacciare il Diavolo: si può soltanto chiedere al Signore. Ogni altra via è destinata al fallimento più completo. Non esiste e non può esistere la figura dell’esorcista, se non in relazione al suo rapporto con la preghiera.

30 E di là essendo usciti passavano per la Galilea, e non voleva che qualcuno lo sapesse;

C’è il tempo in cui Gesù parla a tutti, c’è il tempo in cui sfugge il rapporto con i molti e vuol rimanere solo con i suoi. Per quale ragione è subito detto.

31 ammaestrava infatti i suoi discepoli e diceva a loro: Il figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini, e lo uccideranno, e ucciso dopo tre giorni risusciterà.

Gesù deve innanzitutto ammaestrare i discepoli. Non basta un rapporto superficiale con la Parola: bisogna entrarci dentro fino in fondo. Al culmine di ogni mistero c’è il più grande ed il più incomprensibile: la morte e la resurrezione del Figlio di Dio. Non comprende  chi non si lascia istruire ogni giorno nella Parola ed attende la luce che viene dal cielo. Non è semplicemente questione di buona volontà e di intelligenza: è necessaria la grazia di Dio.

32 Ma essi non comprendevano la parola, e avevano paura di interrogarlo.

Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire e quando qualcosa non piace l’intelligenza si trova ottenebrata: non comprende e neppure vuole comprendere. Per questo gli apostoli hanno paura di interrogare Gesù. Hanno udito un discorso di morte, con un lieto fine del tutto assurdo ed improbabile. Meglio non saperne di più e non chiedere: potrebbe venirne un grosso dispiacere.

33 E vennero a Cafarnao. E giunto nella casa li interrogò: Cosa discutevate nella via?

Un discorso fatto durante il cammino, benché di contenuto serio, può essere preso alla leggera. Viene il momento in cui la chiesa si trova raccolta nella propria casa ed allora è costretta da Gesù ad approfondire il suo rapporto con la Parola. Se non abbiamo niente da chiedere a Gesù è Lui che fa domande e ci sottopone ad un vero e proprio interrogatorio, per cavare fuori dal nostro cuore ogni pensiero non conforme alla sua volontà. Perchè di discorsi fra discepoli se ne fanno tanti, ma vanno in una direzione opposta rispetto all’ascolto della Parola e neppure si ha l’ardire di parlare ad alta voce. Meglio non farsi udire da Gesù! Non c’è pensiero o parola segreta che sfugga al Cristo: di tutto dobbiamo rendere conto.

34 Ma essi tacevano; infatti gli uni con gli altri avevano discusso nella via chi fosse il maggiore.

Tanta inutile e deviata loquacità durante il cammino, ed adesso davanti a Gesù il mutismo più assoluto. Gli apostoli sanno bene di non avere la coscienza pulita e di essere andati fuori dal seminato. Hanno messo a tacere un discorso di morte che viene dal cielo ed hanno portato avanti un  progetto di gloria terrena, ponendosi ognuno prima dell’altro, e tutti prima di Cristo. Non resta che accettare in silenzio una bella tirata d’orecchie.

35 Ed essendosi seduto chiamò i dodici e dice a loro:

Quando una faccenda è seria, deve essere approfondita senza fretta. Non è sufficiente l’intimità ed il segreto della casa: Gesù si siede come chi deve fare un lungo ed impegnativo discorso. E chiama presso a sé tutti i dodici, perché tutti odano bene.

Se qualcuno vuole essere primo, sarà l’ultimo di tutti e servo di tutti.

Giusta e legittima l’aspirazione ad essere primi; non siamo fatti per la mediocrità. Bisogna però trovare la via vera, quella che ci è indicata dal Cristo. Chi vuole essere primo deve imboccare la strada dell’umiliazione e dell’annientamento davanti a Dio e davanti agli uomini. Non deve vedere gli altri in funzione di se stesso, ma se stesso in funzione degli altri. In quale modo? Considerando se stesso l’ultimo di tutti, e facendosi servo di tutti. Una servitù non imposta a se stessi per un atto di buona volontà, ma liberamente accolta come prezzo di riscatto per il proprio peccato. Nessun riscatto possiamo pagare nei confronti di Dio: l’ha fatto il Figlio suo. Ma possiamo in parte sdebitarci verso il Cristo facendo nostro il suo amore per l’uomo: quell’amore che lo ha portato ad annientare se stesso fino alla morte di croce.

36 E avendo preso un bambino lo pose in mezzo a loro ed abbracciandolo disse a loro:

Lo pone in mezzo ai discepoli come un simbolo, un segno di piccolezza che devono sempre avere davanti agli occhi. Lo abbraccia per significare che Lui, il Figlio di Dio per primo ha liberamente scelto di essere piccolo.

37 Chiunque accoglie uno solo di questi fanciulli nel mio nome, accoglie me;

Non basta accogliere un piccolo, bisogna farlo nel nome di Cristo: in Lui, per Lui, come Lui. In questo modo l’amore per l’uomo diventa per Dio. Non si può amare l’uomo senza amare Dio e non si può amare Dio senza amare l’uomo. Si ama l’uomo in Dio e Dio nell’uomo. Qual è il segno distintivo del vero amore? Quando si fa piccolo davanti a Dio e davanti all’uomo. Non si dà lode a Dio se non nella consapevolezza del proprio peccato, non si accoglie un piccolo se non nella medesima consapevolezza. Non c’è vero amore se non in colui che riconosce la propria colpa agli occhi del cielo ed agli occhi della terra.

 e chiunque accoglie me, non me accoglie, ma l’avente inviato me.

Tra il primo e più grande comandamento: Amerai il Signore Dio tuo…, ed il secondo: amerai il prossimo tuo… dobbiamo metterci la fede in Cristo. Perché soltanto in Cristo e per Cristo l’amore per Dio diventa amore per il prossimo e l’amore al prossimo diventa amore per Dio.

C’è chi va a Dio inseguendo l’amore per l’uomo e c’è chi va all’uomo inseguendo l’amore per Dio. Senza Cristo sarà un totale fallimento: nessun amore è adempiuto se non in Lui e per Lui.

38 Gli disse Giovanni: Maestro, abbiamo visto uno che nel tuo nome caccia i demoni e glielo impedivamo, perché non seguiva noi.

Si può avere un’idea sbagliata della chiesa, che è quella della setta, dove ognuno si identifica col gruppo senza considerazione per quelli che stanno fuori. Perché l’uomo ama contrapporsi all’altro uomo, non solo a livello del singolo, ma anche a livello dei più. Il risultato è fin troppo noto: una frammentazione senza fine del corpo di Cristo, dove si dà lode al Signore non in sintonia di voci e di cuori, ma l’un contro l’altro armati. E tutto questo non viene da Dio, ma dal Maligno che opera per dividere e non per unire. Non deve meravigliarci che anche gli apostoli avessero lo spirito della setta: per arrivare all’amore vero c’è bisogno di un cammino e di una purificazione che passa attraverso l’opera del Cristo. Fatto rilevante: l’esclusione dal novero degli eletti fatta dagli apostoli segue un unico criterio che è quello dell’appartenenza al proprio gruppo. E’ vero che questo tale non segue i dodici, ma caccia i demoni nel nome di Cristo. E’ più importante far parte di una chiesa o operare nello spirito di Dio? La vera ed unica chiesa si deve necessariamente identificare con questa o quella struttura terrena o ha un significato universale, che va oltre le categorie e le definizioni dell’uomo? E’ già un fatto grave non amare tutti coloro che operano in nome di Cristo, ma si può addirittura andar oltre e far guerra ed impedire con la violenza. Anche gli apostoli sono stati tentati di combattere chi non era dei loro. E con grande convinzione, sicuri di essere nel giusto. E lo dicono pure al Cristo per avere un elogio ed un incoraggiamento.

39 Allora Gesù: Non vietatelo a lui, infatti non c’è nessuno che farà un miracolo nel mio nome e potrà subito parlar male di me.

Niente di più deplorevole che vietare all’uomo di operare in nome di Cristo, quando ci sono i segni della fede: il demonio viene cacciato, è operato il miracolo della liberazione dal peccato.

Ma allora la chiesa dovrebbe approvare tutti i santoni e veggenti che operano prodigi in nome di Cristo? Non è dato alla chiesa uno spirito di discernimento contro ogni falsificazione, dal momento che il Satana può anche rivestirsi di angelo di luce?

Gesù non dice che si deve accogliere chiunque operi prodigi: devono essere nel suo nome, cioè secondo il suo spirito. Non basta tirare in ballo il nome di Cristo per operare in Cristo. Ma quando c’è autenticità di spirito bisogna riconoscere la mano del Signore, che opera tutto in tutti indipendentemente dalle strutture della chiesa terrena.

Lo Spirito Santo non è dono esclusivo di coloro che fanno parte di un sistema, ma viene dato a tutti coloro che accolgono il Cristo. Riguardo al come, al dove ed al quando,  non importa a noi sapere e comprendere. Dio opera in chi vuole, quando vuole. Se c’è manifestazione autentica di fede, noi dobbiamo accoglierla anche se ci viene da un altro gruppo o da un’altra chiesa o da una persona che procede in solitaria. Quando qualcuno parla bene di Cristo, perché vuoi chiudergli la bocca? E’ un segno d’amore e come tale va accolto. Dovremmo piuttosto fare un serio esame di coscienza e chiederci quale la ragione di tanti dissensi fra i cristiani. Perché altri parlano male di Cristo o perché parlano male di noi? Le antipatie e le intolleranze nascono da ciò che si dice di male di Gesù o da ciò che si dice di male dell’uomo? Ci sta a cuore l’esaltazione del Signore o del nostro gruppo o peggio ancora del nostro nome? Cosa importa quello che altri pensano di noi, quando parlano bene di Cristo? Gioisca il nostro cuore per tutte le bocche che danno lode a Dio. In quanto alle nostre opinioni e al nostro modo di vedere gli altri, non diamoci peso. Se sono un peso rimettiamolo al Signore, perché ci liberi dalla tentazione di farci giudici del prossimo. Rifiutiamo il male, ma accogliamo ciò che è buono, in qualsiasi persona.

40 Chi infatti non è contro di noi, è per noi.

Dopo aver precisato che deve essere accolto chi opera un miracolo in suo nome e parla bene di Lui, Cristo recupera il valore e l’importanza della comunità degli eletti. Al primo posto c’è la lode a Gesù, ma non può essere in contraddizione con l’amore alla Sua chiesa. Perché in definitiva chi opera in Cristo non può porsi contro i suoi eletti. E non è detto che tutte le persone che non entrano “dentro” siano contro. L’appartenenza alla chiesa può essere vissuta in maniera diversa: come clero, come consacrati, come semplici cristiani che non si identificano in nessun ordine o struttura. Chi segue “da vicino” come i dodici vorrebbe che tutti facessero altrettanto. Ma non a tutti è chiesto e non a tutti è dato. Non per questo fanno parte di un’altra chiesa o di una chiesa minore.

 41 Chiunque infatti dia da bere a voi un bicchiere d’acqua in mio nome perché siete di Cristo, amen dico a voi che non perderà affatto il suo salario.

C’è chi opera al centro in nome di Cristo, c’è anche chi opera in periferia, non portando il Cristo, ma più semplicemente accogliendolo e facendolo proprio.

Avrà la sua ricompensa non soltanto chi annuncia Cristo Salvatore, ma anche chi accoglie colui che annuncia. Non si annuncia se non per fede, non si accoglie se non per la medesima fede.

42 E chiunque scandalizza uno solo di questi piccoli che credono in me, bene è per lui di più se fosse messa una macina d’asino intorno al suo collo e fosse gettato nel mare.

Niente di più grave ed imperdonabile che scandalizzare un piccolo che crede. Si può essere piccoli per età, ma anche per la  povertà psichica ed intellettuale. La chiesa è fatta innanzitutto di questi piccoli: chi si sente grande è sufficiente a se stesso e non si affida al Signore.

Come si scandalizza un piccolo? Cercando di demolire la sua fede, usando in malo modo gli strumenti della ragione per mettere in evidenza le incongruenze e le assurdità della sequela di Cristo. Chi ha poca razionalità può patire il confronto con chi ne ha di più e sentirsi messo alle strette. Chi scandalizza un piccolo che crede destina se stesso alla dannazione eterna. Sarebbe meglio una condanna a morte in questa vita, ammesso che possa salvarlo dalla dannazione eterna.

43 E se ti scandalizza la tua mano, tagliala: bene è per te entrare monco nella vita che avendo le due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.

Si può essere scandalizzati dalle persone, ma anche dalle cose che ci riguardano da vicino. In questo caso bisogna essere disposti a fare dei tagli anche dolorosi. Non si tratta evidentemente di tagliare la mano, ma di tagliare dalla mano tutto ciò che ci reca danno. Meglio portare i segni della perdita di qualcosa o di qualcuno che finire intatti nella Geenna.

(44) 45 E se il tuo piede ti scandalizza, taglialo : bene è per te entrare nella vita zoppo che avendo i due piedi esser gettato nella Geenna. 

Quel che è detto per la mano è detto anche per il piede. La mano apre le possibilità dell’avere e del possedere, il piede del fare strada in questo mondo. I beni ed il successo terreno sono un’insidia ed una minaccia continua per la salvezza. Meglio fare tagli senza tante storie.

(46) 47 E se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: bene è per te con un occhio solo entrare nel regno di Dio che avendo due occhi esser gettato nella Geenna,

E’ un pericolo il possedere, lo è  il successo, ma lo è pure la seduzione che viene dagli occhi. Bisogna togliere dall’occhio tutto ciò che lo affascina al punto da indurre a compiere ciò che è male davanti a Dio.

48 dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne.

Affermazione forte che non lascia spazio a speranza alcuna. La dannazione sarà eterna, senza soluzione di continuità.

49 Ciascuno infatti col fuoco sarà salato.

Nessuna meraviglia se ci attende una prova dolorosa. Non acquisteremo il sapore che è vita senza passare attraverso il fuoco. E’ il fuoco che purifica dal peccato e ci rende graditi al palato di Dio.

50 Buono è il sale: ma se il sale diventa insipido, con cosa esso condirete?

Buono è l’uomo purificato dal fuoco dello Spirito Santo, ma se c’è un ritorno alla vita vecchia quale diversa possibilità di essere graditi a Dio?

Abbiate in voi stessi sale e state in pace gli uni con gli altri.

Rimanete nello Spirito di Dio, per avere la garanzia di essere sale e così pure restate in pace gli uni con gli altri: conservate la pace con Dio, conservate la pace con i fratelli di fede.

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