Vangelo di Giovanni cap11

Commento al Vangelo di Giovanni
 
Cap.11
 

 

C’era ora un malato, Lazzaro da Betania , il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.

2 Maria era quella che aveva unto il Signore con unguento e asciugato i suoi piedi coi  propri capelli, della quale il fratello Lazzaro era malato.

3 Mandarono dunque le sorelle da lui a dire: Signore, ecco colui che ami è ammalato.

4 Avendo udito Gesù disse: Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, affinché sia glorificato il figlio di Dio per mezzo di essa.

5 Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro.

6 Come dunque udì che era ammalato, allora rimase nel luogo in cui era due giorni.

7 In seguito dopo queste cose dice ai discepoli: Andiamo in Giudea di nuovo.

8 Gli dicono i discepoli: Rabbi, ora cercavano te i Giudei per lapidarti, e di nuovo là?

9 Rispose Gesù: Non ci sono dodici ore al giorno? Se qualcuno cammina nel giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo,

10 se invece qualcuno cammina nella notte inciampa, perché la luce non è in lui.

11 Queste cose disse, e dopo questo dice a loro: Lazzaro il nostro amico si è addormentato: ma vado a svegliarlo.

12 Dissero allora i suoi discepoli: Signore, se si è addormentato sarà salvo.

13 Ma aveva detto Gesù della sua morte, quelli invece ritenevano che parlasse del dormire del sonno.

14 Allora dunque Gesù disse a loro apertamente: Lazzaro è morto

15 e mi rallegro per voi che non sono stato là affinché crediate; ma andiamo da lui.

16 Disse allora Tommaso detto Didimo ai condiscepoli: Andiamo anche noi a morire con lui.

17 Essendo allora giunto Gesù, lo trovò che aveva già quattro giorni nel sepolcro.

18 Era Betania vicino a Gerusalemme circa  quindici stadi. 19 Molti  Giudei erano venuti da Marta e Maria  per confortarle riguardo al fratello.

20 Allora Marta quando udì che Gesù veniva gli andò incontro, Maria invece sedeva in casa.

21 Disse  dunque Marta a Gesù: Signore, se fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto;

22 ma anche ora so che quanto chiederai a Dio, Dio darà a te.

23 Le dice Gesù: Tuo fratello risorgerà.

24 Gli dice Marta: So che risorgerà nella risurrezione nell’ultimo giorno.

25 Le disse Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; colui che crede in me anche se morisse vivrà,

26 e ogni vivente e credente in me non morirà affatto in eterno. Credi questa cosa?

27 Dice a lui: Sì, Signore, io ho creduto che tu sei il Cristo il figlio di Dio, quello che viene nel mondo.

28 E avendo detto questa cosa andò e chiamò Maria sua sorella di nascosto dicendo: Il maestro è qui e chiama te. 29 Quella allora quando udì si alzò in fretta e venne da lui. 30 Gesù non era ancora giunto nel villaggio, ma era ancora nel luogo dove gli era venuto incontro Marta.

31 Allora i Giudei che erano con lei nella casa e che la confortavano, vedendo Maria che in fretta si era alzata ed era uscita, la seguirono ritenendo che andasse al sepolcro per piangere là.

32 Allora Maria quando giunse dov’era Gesù vedendolo cadde ai suoi piedi dicendogli: Signore, se fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto.

33 Allora Gesù quando la vide piangere e piangere i Giudei convenuti con lei, fremette nello spirito e si turbò in se stesso e disse.

34 Dove l’avete posto? Gli dicono: Signore vieni e vedi.

35 Pianse Gesù.

36 Dicevano allora i Giudei: Guarda come lo amava.

37 Alcuni però di loro dissero: Non poteva questi, avendo aperto gli occhi del cieco, fare affinché questi non morisse? 38 Gesù allora di nuovo fremendo in se stesso viene alla tomba. Era una grotta e una pietra giaceva su essa.

39 Dice Gesù: Levate la pietra: Gli dice la sorella del morto Marta: Signore, già puzza, infatti è il quarto giorno.

40 Dice a lei Gesù: Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?

41 Levarono dunque la pietra. Allora Gesù alzò gli occhi in alto e disse: Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che sempre mi ascolti, ma ho detto a causa della folla circostante, affinché credano che tu mi hai inviato.

43  E avendo detto queste cose con voce grande gridò: Lazzaro vieni fuori!

44 Uscì colui che era morto legato i piedi e le mani con bende ed il suo volto era avvolto con un sudario. Dice a loro Gesù: Scioglietelo e lasciatelo andare!

45 Allora molti dei Giudei che erano venuti da Maria e avevano visto le cose che aveva fatto credettero in lui.

46 Alcuni di loro invece andarono dai farisei e dissero a loro le cose che aveva fatto Gesù.

47 Radunarono allora i sommi sacerdoti e i farisei il sinedrio e dicevano: Cosa facciamo poiché quest’uomo fa molti segni?

48 Se lo lasciamo così, tutti crederanno in lui, e verranno i Romani e porteranno via di noi sia il luogo che la nazione. 49 Ma uno di loro Caifa, essendo sommo sacerdote di quell’anno, disse a loro: Voi non capite niente,

50 né considerate che giova a noi che un solo uomo muoia per il popolo e non perisca la nazione intera.

51 Ora questo non disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote di quell’anno profetizzò che Gesù stava per morire per la nazione,

52 e non per la nazione soltanto, ma anche per  radunare  in uno i figli di Dio dispersi.

53 Dunque da quel giorno deliberarono di ucciderlo.

54 Allora Gesù non camminava più apertamente fra i Giudei, ma partì di là per la regione vicino al deserto, a una città detta Efraim, e là rimase con i discepoli.

55 Era poi vicina la pasqua dei Giudei, e molti salirono a Gerusalemme dalla regione prima della pasqua, per purificarsi.

56 Cercavano dunque Gesù e dicevano gli uni con gli altri stando nel tempio: Cosa vi sembra? Che non venga affatto alla festa?

57 Avevano poi dato i sommi sacerdoti e i farisei ordini affinché, se qualcuno conoscesse dove era, lo indicasse, così da prenderlo.

 

 

 

 

C’era ora un malato, Lazzaro da Betania , il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2 Maria era quella che aveva unto il Signore con unguento e asciugato i suoi piedi coi  propri capelli, della quale il fratello Lazzaro era malato.

Di Marta e di Maria si parla solo in Luca 10, 38. Giovanni si limita a dire che Maria era quella che aveva unto il Signore con unguento e asciugato i suoi piedi coi propri capelli. L’episodio viene narrato in Giovanni 12,1, come avvenuto dopo. Può darsi che il versetto 11,2 sia  un’aggiunta di un curatore distratto. In ogni caso l’intento è quello di evidenziare un amore molto grande per il Signore.

Dopo tanta ostilità ed incredulità, ecco finalmente una famiglia in cui Gesù è di casa. E’ raro trovare fratelli e sorelle nelle carne così uniti e concordi nella fede in Cristo. Una famiglia diversa merita un’attenzione diversa ed un intervento del Signore degno di essere ricordato dal Vangelo. La fede in Cristo non garantisce certamente l’immunità dalle malattie e dalle avversità di questa vita. Chi crede è colpito come gli altri, a volte più degli altri. La diversità è solo nell’intervento di Gesù, che opera non semplicemente in conformità alla propria volontà, ma anche in conformità al volere di coloro che lo invocano.

Mandarono dunque le sorelle da lui a dire: Signore, ecco colui che ami è ammalato.

La preghiera di chi crede è sempre umile e sommessa: non mette avanti le proprie richieste in maniera urgente e prepotente, più semplicemente rende noto al Signore il perché di una sofferenza. E non un qualsiasi dolore ma soltanto quello che eccede la capacità umana di sopportazione. Quando si scoppia è lecito e giusto farlo sapere a Gesù. Raramente in maniera diretta, più spesso facendo pregare la chiesa.

Signore, ecco colui che ami è ammalato

Preghiera stupenda, piena di delicatezza e di fiducioso abbandono nell’amore di Cristo. Una ferita attraversa l’amore. Non si chiede di toglierla, ma chi ci vuole bene deve saperlo.

4 Avendo udito Gesù disse: Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, affinché sia glorificato il figlio di Dio per mezzo di essa. 5 Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro.

In fatto di malattia la prima risposta non viene data all’interessato, ma alla chiesa, perché sia fedele testimone dell’opera del Signore. La malattia  non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, perché in essa ed attraverso di essa sia glorificato il figlio di Dio. E’ una verità di fede che va custodita ed annunciata. La potenza di Dio trova la sua esaltazione massima nella nostra infermità. Cristo è venuto non per i sani, ma per i malati, per curarli e per guarirli. In quanto al modo è del tutto unico e diverso: non può essere ridotto alle categorie ed alle aspettative umane. Ciò che innanzitutto giova sapere è che ogni intervento di Cristo è fatto per amore.

5 Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro.

E’ un dato di fatto sicuro ed indiscutibile. Se non si parte da questo presupposto, se non si crede in un amore, il comportamento del Signore può apparirci incomprensibile.

6 Come dunque udì che era ammalato, allora rimase nel luogo in cui era due giorni.

Strano modo d’amare e comportamento assai curioso. Si è tentati di pensare che di Lazzaro e delle sorelle Cristo non si desse poi tanta pena. Se l’amore di Dio si proclama innanzitutto diverso, il suo modo di presentarsi non è dei più rassicuranti e dei più convincenti. Qualsiasi altro uomo avrebbe lasciato tutto e si sarebbe precipitato di corsa nella casa di Lazzaro. Non così Gesù: rimane dov’è per due giorni. Chi si comporta in questo modo veramente rischia di arrivare a funerale avvenuto e di fare una pessima figura. Tutto preso dall’esaltazione della gloria divina in virtù di un male che non è per la morte, Gesù, di fatto , non sembra molto sollecito a venire in nostro aiuto. I santoni e i guaritori di questo mondo, anche quando operano in nome di Cristo, si dimostrano più premurosi e rassicuranti, riguardo ai tempi e ai modi. Gesù tace, perché sia intensificata la preghiera, aspetta perché vada avanti il nostro stato di morte.

7 In seguito dopo queste cose dice ai discepoli: Andiamo in Giudea di nuovo.

Finalmente qualcosa si muove in Cristo. Ma che voglia andare da Lazzaro non è poi così chiaro e scontato. Almeno dicesse cosa ha intenzione di fare! Così sospira chi segue Gesù, e patisce un amore che non comprende e che a volte sembra addirittura temerario.

8 Gli dicono i discepoli: Rabbi, ora cercavano te i Giudei per lapidarti, e di nuovo là?

Non Gesù, ma i suoi discepoli si sono dimenticati di Lazzaro. Preme innanzitutto salvare la propria pelle, non andare in aiuto ad un amico.

9 Rispose Gesù: Non ci sono dodici ore al giorno? Se qualcuno cammina nel giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo, 10 se invece qualcuno cammina nella notte inciampa, perché la luce non è in lui.

Discorso di non facile comprensione. Ogni cosa a suo tempo: se è lecito aspettare, prima di mettersi in cammino, non ogni ora è adatta al cammino. Dobbiamo camminare in questo mondo finchè la luce che è Cristo è con noi. Pericolo o non pericolo bisogna seguire Gesù. Chi cammina nelle tenebre del Satana è destinato ad inciampare, perché non c’è in lui la luce del Figlio di Dio. I tempi del Figlio sono quelli del Padre, i nostri quelli del Maligno. Seguiamo dunque Gesù e non pensiamo ad altro.

11 Queste cose disse, e dopo questo dice a loro: Lazzaro il nostro amico si è addormentato: ma vado a svegliarlo.

Il discorso fa un salto di qualità: da una dimensione materiale passa ad una spirituale. D’ora in poi l’episodio di Lazzaro va letto sotto una veste diversa, che è quella di una rinascita nello Spirito. Anche chi è amico di Gesù e della sua chiesa può dormire sugli allori di una amicizia e di una fede passate. Non è ancora la morte eterna, ma c’è bisogno che Gesù venga a svegliarci dal sonno e a darci vita nuova.

12 Dissero allora i suoi discepoli: Signore, se si è addormentato sarà salvo. 13 Ma aveva detto Gesù della sua morte, quelli invece ritenevano che parlasse del dormire del sonno.

Non comprendono i discepoli un discorso che si muove su due livelli diversi, trascorrendo dall’uno all’altro. Pensano che Lazzaro dorma materialmente.
14 Allora dunque Gesù disse a loro apertamente: Lazzaro è morto

Brusco richiamo alla realtà della carne, che è destinata a perire… ma non è ancora tutto perduto.
15 e mi rallegro per voi che non sono stato là affinché crediate; ma andiamo da lui.

Non c’è morte nello spirito che non sia occasione di fede. Se lontano da Cristo è la morte, quando arriva Lui si ridesta la speranza, e si apre la possibilità della fede. Non tutti i mali vengono per nuocere. C’è anche il peccato che richiama la misericordia divina e ci fa gioire per l’intervento divino, ed alimenta ed accresce la nostra fede.

ma andiamo da lui. Quando siamo morti e nell’impossibilità di andare a Gesù, è Gesù stesso che viene da noi, con la tutta la sua chiesa, perché la gioia dell’uno sia la gioia di tutti. Se siamo chiamati a condividere la sofferenza per una morte spirituale, siamo pure chiamati a condividere ogni gioia di rinascita dall’alto.

16 Disse allora Tommaso detto Didimo ai condiscepoli: Andiamo anche noi a morire con lui.

Un discorso di vita può anche apparire un discorso di morte. La fede ha il suo rischio e le difficoltà e i pericoli non si ignorano facilmente. Quel che conta alla fine è fare il passo. C’è chi obbedisce in silenzio, c’è chi obbedisce mormorando: l’importante è decidersi per Cristo.

17 Essendo allora giunto Gesù, lo trovò che aveva già quattro giorni nel sepolcro.

Se Gesù è partito in ritardo, ancor più in ritardo è  arrivato. Lazzaro ormai manda puzza di morte ed è stato messo nel sepolcro. Presto o tardi, l’importante è essere “trovati” da Gesù.

18 Era Betania vicino a Gerusalemme circa  quindici stadi. 19 Molti  Giudei erano venuti da Marta e Maria  per confortarle riguardo al fratello.

Il conforto dell’uomo può fare piacere e può arrivare prima della salvezza del Cristo, ma quando viene Gesù è un’altra cosa: i cuori rinascono alla speranza.

20 Allora Marta quando udì che Gesù veniva gli andò incontro, Maria invece sedeva in casa.

Due modi diversi di attendere la venuta di Gesù, ma un’unica fede. Marta è figura dell’ inquietudine della fede: non riesce ad attendere con pazienza, cerca una presenza sensibile di Cristo. Maria è figura di una fede più matura e più abbandonata nelle mani del Signore. Se non dipende da colui che corre e da colui che vuole, ma solo da Dio che usa misericordia, tanto vale attendere in preghiera, seduti nella casa del Signore che è la chiesa. Non c’è partire di Gesù dalla chiesa che non sia per un ritorno alla stessa chiesa.

21 Disse  dunque Marta a Gesù: Signore, se fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto; 22 ma anche ora so che quanto chiederai a Dio, Dio darà a te.

La fede più immatura è anche quella più espansiva. Parla molto con Gesù ed è tentata di chiedere, anche se tutto rimette nelle mani di Dio.

23 Le dice Gesù: Tuo fratello risorgerà.

Marta ha bisogno di essere rassicurata e Gesù l’accontenta. Non temere Marta, tuo fratello rinascerà a vita nuova.

24 Gli dice Marta: So che risorgerà nella risurrezione nell’ultimo giorno.

Presupposto e conditio sine qua non di ogni rapporto con Cristo è la fede nella risurrezione dei morti. Se non ci intendiamo in questo, non può esserci dialogo. Marta fa la professione di fede nella vita eterna ed apre la strada all’intervento di Gesù.

25 Le disse Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; colui che crede in me anche se morisse vivrà, 26 e ogni vivente e credente in me non morirà affatto in eterno. Credi questa cosa?

Gesù ha vinto la morte ed ogni morte. Chi crede in Lui anche se fa esperienza di morte vivrà. Ognuno che già vive e crede in Cristo, non conoscerà morte in eterno. Nell’eternità, per chi crede, vi è solo la vita.

27 Dice a lui: Sì, Signore, io ho creduto che tu sei il Cristo il figlio di Dio, quello che viene nel mondo.

La fede in Gesù è  fede nella resurrezione e nella vita eterna da Lui donata; fede nel Cristo Figlio di Dio che viene in questo mondo.

28 E avendo detto questa cosa andò e chiamò Maria sua sorella di nascosto dicendo: Il maestro è qui e chiama te.

C’è una gioia nascosta che circola all’interno della chiesa, ogni volta che è visitata da Cristo. Dice ad ogni cuore che è cercato dal Signore. E’ premiata la paziente attesa di Maria. Niente di più bello e di più gioioso che sentirsi chiamare dal Signore. La fede che cerca uno sfogo immediato e rincorre Gesù, trova una consolazione più pronta, la fede che sa attendere in preghiera una gioia più profonda.

29 Quella allora quando udì si alzò in fretta e venne da lui.

Udì perché era in ascolto, si alzò in fretta perché pronto era il suo cuore, e venne a Gesù perché si sentì chiamata.

30 Gesù non era ancora giunto nel villaggio, ma era ancora nel luogo dove gli era venuta incontro Marta.

L’incontro con Gesù avviene sempre in un luogo che si colloca a metà tra il suo andare ed il nostro venire. Non creda di trovare Gesù chi ha altro per la testa ed è tutto preso dalle occupazioni della vita e si nutre ai pascoli di questo mondo.

31 Allora i Giudei che erano con lei nella casa e che la confortavano, vedendo Maria che in fretta si era alzata ed era uscita, la seguirono ritenendo che andasse al sepolcro per piangere là.

Nel momento del dolore e della prova ci possono essere molte persone disponibili a confortarci. Chi è del Signore cerca ben altra consolazione e lascia in fretta i lacrimatoi  di questo mondo. Si alza dalla sua prostrazione, esce dall’assemblea degli uomini che vivono senza speranza e corre incontro a Cristo. Anche se altri ci vengono dietro, ma senza comprendere, e non siamo lasciati soli, è ad un altro che dobbiamo abbandonarci.

32 Allora Maria quando giunse dov’era Gesù vedendolo cadde ai suoi piedi dicendogli:

E’ l’atto di adorazione al Signore. Non si esalta Dio se non umiliando se stessi.

Signore, se fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto.

Parole di amarezza, che possono essere interpretate come un rimprovero a Gesù. Possiamo anche intendere diversamente “Se fossi stato qui” cioè se in noi ci fosse stata la fede e non ti avessimo lasciato andare via dai nostri cuori, mio fratello non sarebbe morto. Quando Gesù si allontana è sempre per colpa nostra.

33 Allora Gesù quando la vide piangere e piangere i Giudei convenuti con lei, fremette nello spirito e si turbò in se stesso e disse.

Non c’è morte o vicenda di umana sofferenza che lasci indifferente Gesù, soprattutto quando sono colpiti i suoi. Il pianto dell’uno ed ancor più il pianto dei molti suscitano un fremito nel suo spirito ed un turbamento. Bel segno! Quando c’è movimento e sconvolgimento nello Spirito Santo, qualcosa sta per uscire da Dio.

34 Dove l’avete posto? Gli dicono: Signore vieni e vedi.

Adesso che sono fatti i conti con la vostra mancanza di fede e vi siete convinti che senza di me è la rovina più completa, cominciate col dirmi dove avete messo il morto.

Gli dicono: Signore vieni e vedi.

E’ la fede che invita Gesù a venire da noi che siamo morti, perché Egli possa vedere come siamo messi e dove siamo finiti.

35 Pianse Gesù.

Quando il nostro stato di morte è apertamente dichiarato e riconosciuto davanti al Signore, quando lo invitiamo a venire da noi perché veda quanta desolazione, allora Gesù dimostra tutto il suo amore per noi. Piange per la nostra miseria e per la nostra sofferenza, ma è un pianto che non è destinato a durare. Ben presto diventerà gioia ed allegrezza, per colui che era perduto ed è stato ritrovato.

36 Dicevano allora i Giudei: Guarda come lo amava.

La nostra morte è per la manifestazione dell’amore di Dio. Non si comprende e non si conosce l’amico del cuore se non nel momento della massima prova.

37 Alcuni però di loro dissero: Non poteva questi, avendo aperto gli occhi del cieco, fare affinché questi non morisse?

C’è chi vede nella morte l’amore di Dio, che viene incontro a colui che è perduto. C’è anche chi la prende in malo modo, come segno di maledizione e muove rimproveri a l’Onnipotente che non dovrebbe consentire a tanto. E’ la linea di demarcazione tra la fede e la non fede.

38 Gesù allora di nuovo fremendo in se stesso viene alla tomba.

Viene alla tomba dov’è il morto fremendo di nuovo: questa volta di sdegno. Colui che viene in soccorso a chi crede, non può essere fermato dall’incredulità dei pochi o dei molti. Andrà avanti nella sua opera di salvezza: non senza sdegno però verso coloro che non confidano nel suo amore e lo mettono in discussione.

Era una grotta e una pietra giaceva su essa.

Un buco profondo, nascosto e buio e per di più sigillato con una pietra: impossibile uscire per chiunque, ancor più per chi è morto.

39 Dice Gesù: Levate la pietra:

Quale pietra dobbiamo togliere se non la nostra incredulità, quella stessa che ha tenuto Gesù lontano dai nostri cuori?

Gli dice la sorella del morto Marta: Signore, già puzza, infatti è il quarto giorno.

Anche chi ama Gesù non sempre ha una fede che è all’altezza. Nessuno morto è mai stato ricondotto alla vita. Se Marta spera ancora, non può sperare tanto. C’è chi confida nella presenza del Signore per essere preservato dal male, ma di fronte alla morte, quale fede?

40 Dice a lei Gesù: Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?

Rimprovero forte, ma non reiterato. Per Gesù a volte è meglio passare ai fatti e dare un segno della potenza divina.
41 Levarono dunque la pietra.

Finalmente l’atto di fede che si aspettava in cielo… Senza grande convinzione a dire il vero, ma quanto basta per lasciare spazio all’intervento di Gesù.

Allora Gesù alzò gli occhi in alto e disse: Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che sempre mi ascolti, ma ho detto a causa della folla circostante, affinché credano che tu mi hai inviato.

Si ringrazia per ciò che è accaduto e poteva anche non accadere. Finalmente si è aperto, per intervento di Dio, uno spiraglio di fede nella comunità dei chiamati. Di questo il Figlio ringrazia il Padre, allorché fa nascere nell’uomo la fede nel Cristo.

Se qualcosa si muove nei nostri cuori è per una incessante preghiera di intercessione che sale dal Figlio al Padre. Chi si mette nelle mani del Figlio ha ogni garanzia di salvezza, perché Lui e non altri ascolta il Padre. Ma bisogna credere che è stato inviato dal Padre.

43  E avendo detto queste cose con voce grande gridò: Lazzaro vieni fuori!

Per farci venire fuori dal nostro stato di morte, Gesù deve mettercela tutta. Se ogni parola di Dio è potenza, non c’è parola più potente di quella che fa risuscitare i morti. Nessun uomo è mai rinato a nuova vita se non per la parola che è gridata da Cristo Gesù.

44 Uscì colui che era morto legato i piedi e le mani con bende ed il suo volto era avvolto con un sudario. Dice a loro Gesù: Scioglietelo e lasciatelo andare!

Se la salvezza è opera di Cristo, la chiesa non sta a guardare, ma è chiamata ad operare per la stessa salvezza: non in maniera arbitraria, ma in obbedienza alla parola di Dio.

45 Allora molti dei Giudei che erano venuti da Maria e avevano visto le cose che aveva fatto credettero in lui.

Quando si entra nella casa di chi ha fede, può anche scapparci il miracolo della vita nuova in Cristo; ed allora nasce la fede in altri cuori.

46 Alcuni di loro invece andarono dai farisei e dissero a loro le cose che aveva fatto Gesù.

L’opera del Signore null’altro chiede se non di essere creduta ed accolta, con o senza il consenso della chiesa terrena.

C’è chi l’afferra così come è data, c’è anche chi tutto vuol sottoporre al giudizio di quelli che sono in autorità.

Sotto le vesti dell’umiltà e della sottomissione a volte si cela una volontà di non conversione al Cristo.

E allora si va da quelli che contano nella chiesa, ben sapendo come la pensano, soltanto per essere rafforzati nel proprio indurimento di cuore.

Certi cristiani tutto dicono fedelmente ai farisei, anche quando le cose sono fin troppo chiare. E quale effetto sortiscono? Viene loro una qualche luce o più semplicemente sono confermati  nel male e rafforzano lo stesso male?

47 Radunarono allora i sommi sacerdoti e i farisei il sinedrio e dicevano: Cosa facciamo poiché quest’uomo fa molti segni? 48 Se lo lasciamo così, tutti crederanno in lui, e verranno i Romani e porteranno via di noi sia il luogo che la nazione.

Non sempre giova sollevare un polverone e muovere la chiesa, soprattutto quando si ha il sentore che non voglia ascoltare.

C’è il pericolo di diventare strumenti di Satana, a volte oltre ogni aspettativa.

Quello che all’inizio può essere semplicemente un malevolo pettegolezzo contro Gesù, passato ai capi, si trasforma ben presto in un proposito ed in un disegno di morte.

Cosa facciamo poiché quest’uomo fa molti segni? 48 Se lo lasciamo così, tutti crederanno in lui, e verranno i Romani e porteranno via di noi sia il luogo che la nazione.

I segni sono dati perché si creda. Chi non ama il Signore non solo non prende in considerazione, ma non accetta che altri credano. Non perché in definitiva interessi molto la fede o non fede altrui, ma per calcoli puramente umani.

Niente deve turbare la vita terrena quando si sta bene, neanche fosse questione di verità e di giustizia. E’ tollerata la fede che non cambia niente, non è accettata la fede che cambia l’ordine costituito e l’esistenza che è in atto.

49 Ma uno di loro Caifa, essendo sommo sacerdote di quell’anno, disse a loro: Voi non capite niente, 50 né considerate che giova a noi che un solo uomo muoia per il popolo e non perisca la nazione intera.

La sapienza umana, che è semplice prudenza della carne, trova sempre larghi consensi ed è accettata da tutti. Per un bene superiore è ammesso  ciò che è male, per ragion di stato si può anche uccidere il Figlio di Dio.

51 Ora questo non disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote di quell’anno profetizzò che Gesù stava per morire per la nazione, 52 e non per la nazione soltanto, ma anche per  radunare  in uno i figli di Dio dispersi.

Se è vero che l’uomo converte il bene in male, è altrettanto vero che Dio converte lo stesso male in bene.

Non c’è male più grande che uccidere il Figlio di Dio: per grazia del Signore dal più grande male dell’uomo sortisce il più grande bene per l’uomo. Caifa strumento del Maligno è fatto strumento di Dio. Qualsiasi manovra del Satana può essere volta dal Padre contro il Satana stesso.

53 Dunque da quel giorno deliberarono di ucciderlo.

Giorno degno di essere ricordato per iscritto: da questo momento il cammino di Gesù verso la croce è irrevocabile. Prima era soltanto volontà di Dio, ora è anche volontà dell’uomo.

54 Allora Gesù non camminava più apertamente fra i Giudei, ma partì di là per la regione vicino al deserto, a una città detta Efraim, e là rimase con i discepoli.

Quando la chiesa non vuole saperne di Cristo e fa di tutto per metterlo a morte, allora Gesù non cammina più apertamente fra il suo popolo. Si ritira  vicino al deserto e lì rimane con chi è fedele. Non per questo è dimenticato ed abbandonato il disegno di salvezza.

55 Era poi vicina la pasqua dei Giudei, e molti salirono a Gerusalemme dalla regione, prima della pasqua per purificarsi.

Le grandi feste religiose sono sempre occasione di grazia e di purificazione. E non può certo mancare Cristo.

56 Cercavano dunque Gesù e dicevano gli uni con gli altri stando nel tempio: Cosa vi sembra? Che non venga affatto alla festa

Senza Cristo la festa non è più festa: non si fa altro che parlare di Lui. E’ l’occasione migliore per prenderLo. Grazie a Dio non tutti lo cercano per metterlo a morte, c’è anche chi lo cerca per avere da lui la vita.

57 Avevano poi dato i sommi sacerdoti e i farisei ordini affinché, se qualcuno conoscesse dove era, lo indicasse, così da prenderlo.

Chi comanda qualche volta può dare degli ordini giusti con intenzioni sbagliate. E’ volontà di Dio che tutti conoscano dove si trova ed è trovato  Cristo. Ma, attenti ai lupi!

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