Lettera ai Romani cap11

 

                                  Romani

 

                                 Cap. 11

1 Dico dunque: non ha respinto Dio il suo popolo? Non sia! E infatti io sono israelita dalla discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino.

2 Dio non ha respinto il suo popolo che ha preconosciuto! O non sapete cosa dice la Scrittura in Elia, come si rivolge a Dio contro Israele? 3 Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno distrutto i tuoi altari e io sono rimasto solo e cercano la mia vita. 4 Ma cosa gli dice l’oracolo? Ho riservato a me stesso settemila uomini, che non piegarono ginocchio a Baal. 5Così dunque anche nel presente tempo un resto per elezione di grazia sussiste.

Se poi per grazia, non più da opere, altrimenti la grazia non è più grazia. 7 Cosa dunque? Ciò che cerca Israele non l’ha conseguito; però ha ottenuto l’elezione, i rimasti sono stati induriti, 8 come è scritto: Diede ad essi Dio spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino al giorno d’oggi.  9 E Davide dice: Diventi la loro tavola laccio e rete ed inciampo e retribuzione per loro. 10 Siano ottenebrati i loro occhi per non vedere ed il loro dorso per sempre si incurvi.

11 Dico dunque: forse inciamparono affinché cadessero? Non sia!

Ma con la loro colpa la salvezza (è giunta) ai gentili per spingerli a gelosia. 12 Se poi il loro errore è stato la ricchezza del mondo ed il loro soccombere la ricchezza dei gentili, quanto più la loro pienezza.

13 A voi gentili dico poi: In quanto dunque sono io inviato dei gentili, onoro il mio ministero,  14 se spingerò a gelosia la mia carne e salverò alcuni tra loro. 15 Se infatti la loro perdita è stata la riconciliazione del mondo, cosa l’assunzione se non vita da morti?

16 Se poi la primizia è santa, anche l’impasto; e se la radice è santa, lo sono anche i rami.

17 Se ora alcuni dei rami sono stati recisi, tu invece essendo olivo selvatico sei stato innestato in essi e sei divenuto partecipe della grassezza della radice dell’olivo, 18 non gloriarti contro i rami!

Se poi ti glori non tu porti la radice, ma la radice te.

19 Dirai dunque;: Sono stati recisi i rami affinché io fossi innestato.

20 Bene! Per l’incredulità sono stati recisi, ma tu per la fede stai ritto. Non pensare cose alte, ma temi. 21 Infatti se Dio non risparmiò i rami secondo natura, non risparmierà neppure te.

22 Vedi dunque la bontà e la severità di Dio: severità per quelli che sono caduti, ma per te bontà di Dio se perseveri nella bontà, altrimenti anche tu sarai reciso.

23 E quelli poi se non rimangono nella incredulità saranno innestati; capace infatti è Dio di innestare essi di nuovo. 24 Infatti se tu secondo natura fosti tagliato dall’olivo selvatico e contro natura fosti innestato in un olivo buono, quanto più questi  secondo natura saranno innestati al proprio olivo!

25 Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, questo mistero affinché non siate  avveduti da voi stessi: indurimento in parte è avvenuto a Israele fino a che sia entrata la pienezza delle genti, 26 e così tutto Israele sarà salvato, come è scritto:  Verrà da Sion il salvatore, toglierà le empietà da Giacobbe. 27 E questo sarà per loro il patto da parte mia, quando avrò tolto i loro peccati.

28 Rispetto alla buona notizia sono nemici a favore vostro, rispetto invece all’elezione amatissimi a causa dei padri.

29 Infatti i doni e la chiamata di Dio sono senza pentimento. 30 Come infatti voi una volta foste disobbedienti a Dio, ora invece avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, 31 così anche questi ora sono diventati disobbedienti a vostra misericordia, affinché anch’essi ora ottengano misericordia. 32 Infatti Dio rinchiuse tutti nella disobbedienza, per usare a tutti  misericordia. 33 O profondità di ricchezza e di sapienza e di conoscenza di Dio; come sono insondabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie. 34 Chi infatti ha conosciuto la mente del Signore? O chi fu suo consigliere? 35 O chi  gli diede in anticipo  e gli sarà  dato  in contraccambio? 36 Poiché da lui e per mezzo di lui e a lui le cose tutte. A lui la gloria per i secoli, amen

 

 

 

 

 

1 Dico dunque: non ha respinto Dio il popolo suo? Non sia! E infatti io sono israelita da discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino.

E’ tolta l’illusione ed è infranto il sogno di una fede corale che coinvolge tutto un popolo ed è condivisa da tutti i suoi membri. Se prima si credeva nella salvezza riservata ad una intera nazione, ora si fa più chiara ed evidente una salvezza che è solo per l’individuo, di ogni tempo, razza, popolo o cultura. Se fino ad ora la diversità fra gli uomini aveva il nome di popolo, ora la diversità ha il nome di Cristo. Un nuovo popolo si affaccia alla storia, non più uno per tradizione, cultura, costumi, ma fatto uno per la sola fede in Gesù. Anche gli ebrei sono chiamati a farne parte.

2 Dio non ha respinto il suo popolo che ha preconosciuto! O non sapete cosa dice la Scrittura in Elia, come si rivolge a Dio contro Israele? 3 Signore, i profeti di te hanno ucciso, i tuoi altari hanno distrutto e io sono rimasto solo e cercano la mia vita. 4 Ma cosa gli dice l’oracolo? Ho riservato a me stesso settemila uomini, che non piegarono ginocchio a Baal. 5 Così dunque anche nel presente tempo un resto per elezione di grazia sussiste.

Non tutto Israele è stato rigettato: c’è chi ha fatto propria la grazia del Signore ed ha creduto nel Salvatore. Non tutti gli ebrei hanno distorto il senso della Legge. C’è anche chi ha compreso ed ha operato conforme all’amore del Signore,ed ha accolto il Cristo. Ribadisce Paolo una salvezza che è semplicemente donata e non dovuta per l’osservanza della legge.

Se poi per grazia, non più da opere, altrimenti la grazia non è più grazia. 7 Cosa dunque? Ciò che cerca Israele, questo non ha conseguito; però la elezione ha ottenuto, i rimasti sono stati induriti, 8 come è scritto: Diede ad essi Dio spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino a oggigiorno.  9 E Davide dice: Diventi la loro tavola laccio e rete ed inciampo e retribuzione per loro. 10 Siano ottenebrati i loro occhi per non vedere ed il loro dorso per sempre si incurvi.

Come stanno dunque le cose e cosa dire per farla breve? Israele non ha ottenuto ciò che cercava, la sua elezione non ha avuto compimento. Ma fra il popolo eletto si è salvato una parte eletta. Tutti gli altri sono stati accecati e resi sordi: i loro occhi non vedono e le loro orecchie non odono. La ricchezza e l’eccellenza della loro mensa è diventata un laccio e un tranello e uno scandalo ed una punizione per loro. La parola di Dio, vanto e gloria di Israele, il cibo distribuito alla mensa del popolo eletto non è più per la vita, ma per la morte. In essa inciampano e trovano motivo di scandalo ed alla fine si rendono meritevoli della punizione di Dio. E’ tolto loro il lume dell’intelligenza, non sanno dare il giusto valore ed il giusto peso alle parole del Signore, e non sono più in grado di portare la Legge divina.

11 Dico dunque: forse inciamparono affinché cadessero? Non sia!

Se Israele ha inciampato ed è caduto, non è caduto per sempre. Per grazia di Dio può ancora rialzarsi. Certo inciampando ha interrotto la propria corsa ed ha permesso ad altri di prendere il suo posto. Il suo sbaglio ha portato i Gentili alla salvezza ed alla vittoria.  Nulla rimane ai Giudei del primato di un tempo, se non la gelosia per chi li ha superati e scavalcati. 

Ma con la loro colpa la salvezza ai gentili per spingere loro a gelosia. 12 Se poi il loro errore ricchezza del mondo ed il loro soccombere ricchezza dei gentili, quanto più la loro pienezza.

La caduta di un campione non è necessariamente la sua fine. Può ancora riprendersi e ritornare in corsa, in una nuova gara. I vecchi campioni nella fede possono stare accanto ai nuovi. Hanno sempre qualcosa da insegnare, tanto più quanto più sono cresciuti nel Signore.

13 A voi gentili dico poi: In quanto dunque dei gentili sono io inviato, il mio ministero onoro, 14 se spingerò a gelosia la mia carne e salverò alcuni tra loro. 15 Se infatti la loro perdita riconciliazione del mondo, cosa la assunzione se non vita da morti?

Paolo apostolo dei gentili non vuole rincorrere i Giudei, che si sono perduti, con una polemica sterile ed inutile. Se riuscirà a fare dei nuovi eletti un popolo santo, riuscirà anche a suscitare la gelosia di quelli della sua carne e salvarne alcuni. Il Signore ha riconciliato il mondo a sé passando sulla loro caduta. Ma quale miracolo se vorranno essere riammessi alla mensa del Padre: dalla morte passeranno alla vita.

16 Se poi la primizia santa, anche l’impasto; e se la radice santa, anche i rami.

E’ importante che la primizia sia santa. Se i primi frutti non sono buoni, quelli che vengono dopo saranno ancor peggiori. Nessun albero può cambiar frutto… e  neppure radice. Ogni albero buono porta frutto buono ed è a sua volta portato da radice buona. Albero è la chiesa, rami i suoi membri, primizia i suoi santi, radice  il Cristo. Non l’albero sostiene la radice, ma la radice sostiene e dà alimento a tutti i rami dell’albero.

17 Se ora alcuni dei rami sono stati recisi, tu invece essendo olivo selvatico sei stato innestato in essi e partecipe della grassezza della radice dell’olivo sei divenuto, non gloriarti contro i rami!

Chi ha preso il posto altrui non si vanti di fronte a chi l’ha perduto. Se c’è gioia in cielo per gli ultimi c’è amore e paziente attesa per i primi che si sono smarriti. Chi dunque è entrato a far parte della famiglia del Signore perché altri sono stati allontanati non porti vanto di fronte al popolo eletto.

Se poi ti glori non tu porti la radice, ma la radice te.

Non c’è vanto se non in Cristo e per Cristo: è Lui la radice che ci sostiene e ci dà alimento. Ci sostiene al Padre,  ci nutre e ci fa crescere con la Parola. La bellezza dei figli altro non è che la bellezza del Figlio: ogni grazia è da Gesù donata per la nostra gioia e per la sua gloria.

19 Dirai dunque;: Sono stati recisi rami affinché io fossi innestato.

La riprovazione di Israele e la chiamata dei Gentili sono fatti concomitanti nel tempo. Ma non bisogna fraintendere il senso delle cose. I vecchi rami non sono stati spezzati solo per lasciare posto ai nuovi, più semplicemente i nuovi hanno preso il posto dei vecchi. Nella casa del Padre c’è posto per tutti e nessuno viene buttato fuori, se non chi si allontana da solo. Rimane spezzato in due chi non crede nel Figlio; il Padre lo recide perché non porta più la vita. Sta saldo nella vita chi sta saldo nella fede.

20 Bene! Per l’incredulità sono stati recisi, ma tu per la fede stai ritto. Non pensare cose alte, ma temi. 21 Infatti se Dio non risparmiò i rami secondo natura, neppure te risparmierà.

Chi è saldo per la fede non necessariamente sta saldo nella fede. Non basta essere attaccati a Gesù, bisogna anche rimanere attaccati Gesù. Se la fede è garanzia di vita, nessuno può garantire della propria fede. E allora temi. Non essere sapiente ai tuoi occhi: non c’è sapienza se non quella che viene dal cielo. Non presumere di te stesso e delle tue forze: nulla puoi fare senza la grazia di Dio. Se il Signore non ha risparmiato i rami secchi d’Israele non risparmierà neppure i rami secchi dei Gentili. 

22 Vedi dunque bontà e severità di Dio, per quelli che sono caduti severità, ma per te bontà di Dio se perseveri nella bontà, altrimenti anche tu sarai reciso.

E’ vero che l’amore caccia ogni timore: ogni timore per Dio, … non certo quello di Dio. Nulla dobbiamo temere riguardo al Signore: perché egli è santo e giusto in tutti i suoi giudizi. Ma tutto dobbiamo temere riguardo a noi: perché siamo miseri peccatori. La nostra giustizia dovrà confrontarsi con la Sua giustizia. Dopo aver perso ogni falso timore nei riguardi del Signore, il nostro cuore riposerà nel vero timore. Ha il timore di Dio chi cammina davanti ai suoi occhi per essere da lui illuminato e giudicato. E’ persa l’ansia e la paura di chi non crede nel Suo amore e nel suo intervento, è rafforzata la coscienza di peccato e la consapevolezza che nulla possiamo fare senza di Lui. Chi teme il Signore confida nella Sua bontà, ma è altresì consapevole della Sua giustizia. Non si cade davanti a Dio senza portarne le conseguenze ed essere da Lui giudicati. Non  sperimenta la Sua bontà se non chi rimane nella Sua bontà.  

23 E quelli poi se non rimangono nella incredulità saranno innestati; capace infatti è Dio di innestare essi di nuovo. 24 Se infatti tu secondo natura fosti tagliato dall’olivo selvatico e contro natura fosti innestato in olivo buono, quanto più questi  secondo natura saranno innestati al proprio olivo.

Paolo continua nella sua argomentazione. Nessuno dorma sugli allori: si può ancora tornare indietro e ricadere nel fango dell’incredulità. Bandita ogni presunzione, bisogna altresì bandire ogni disperazione. A chi è caduto è concesso un tempo per ritornare al Signore. Gli Israeliti che sono stati tagliati via come rami secchi dall’albero della vita, potranno essere di nuovo innestati nella vita. Non c’è fede che non possa cadere nell’incredulità e non c’è incredulità che non possa convertirsi alla fede. Se la  fede può rinsecchire, è potere di Cristo innestare di nuovo il ramo secco. Se il Signore ha innestato rami selvatici sull’albero buono, quanto più innesterà di nuovo allo stesso albero i figli di Israele che torneranno al suo amore.

25 Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, questo mistero affinché non siate  da voi stessi avveduti: indurimento in parte a Israele è avvenuto fino a che sia entrata la pienezza delle genti, 26 e così tutto Israele sarà salvato, come è scritto:  Verrà da Sion il salvatore, toglierà empietà da Giacobbe. 27 E questo sarà per loro da parte mia il patto, quando avrò tolto i loro peccati.

La riprovazione d’Israele non è stata totale, ma parziale, perché un resto ha accolto il Salvatore. Ma ora bisogna considerare le cose in modo nuovo. Caduta l’elezione divina per un solo popolo, la salvezza è offerta a tutte le genti, e si avrà una sola nazione santa. L’eccezione verrà riassorbita nella regola: Dio  vuole  salvi tutti gli uomini. Si avrà la pienezza delle nazioni quando tutte  entreranno a far parte della chiesa, senza distinzione alcuna. E allora tutto Israele sarà salvato, nel senso che entrerà a far parte del nuovo popolo e non si parlerà più di riprovazione divina. Bisogna intendere rettamente le parole dell’Apostolo. Come è vero che non tutto Israele è stato rigettato dal Signore, così è vero che non necessariamente tutto Israele, una volta integrato nella chiesa, conoscerà la salvezza. Più semplicemente a tutti gli uomini, non escluso i Giudei, sarà offerta la possibilità di diventare il nuovo popolo di Dio. Ma c’è di mezzo una libera scelta e non semplicemente una libera elezione. Tutto questo avverrà quando il vangelo sarà stato annunciato a tutte le genti. Sarà così ricostituita quella unità e totalità di popolo che ha avuto il suo precursore in Israele. Vi è garanzia di salvezza, ma solo da parte di Dio. Paolo ancora una volta vede le cose con gli occhi del Signore. Non si parlerà più di Israele e delle genti, ma ci sarà un solo gregge ed un solo pastore. L’elezione è fatta in virtù della chiamata e alla fine tutti saranno chiamati. Se per Dio la salvezza è offerta a tutti gli uomini, non tutti accolgono il dono. C’è di mezzo la volontà dell’uomo ed il suo libero arbitrio.

Se c’è stata riprovazione di Israele, non c’è stata condanna per tutti gli ebrei, se c’è elezione a popolo di Dio di tutte le genti, non tutti entreranno per questo nella salvezza; neppure Israele. Il discorso di Paolo è difficile, ma non bisogna immaginare chissà quale mistero. E’ mistero ciò che appare velato agli occhi dell’uomo e al di sopra della sua intelligenza. A volte non c’è alcun mistero se non per coloro che non vogliono intendere e convertirsi al Signore. E’ così che realtà di fede molto semplici vengono espresse con un linguaggio difficile nella forma dell’immagine, per lasciare libero sfogo alla fantasia degli increduli. Perché la ricchezza della parola che è per la salvezza, diventi sovrabbondanza di parola per la dannazione. Non c’è bisogno di fare i salti mortali per comprendere le Parola, e non dobbiamo vedere misteri dappertutto, ogni qualvolta non comprendiamo. La Parola è semplice per i cuori semplici, è complicata per i cuori impuri. Per Israele vi è stata una prima alleanza che lui stesso ha rotto e Dio ha sciolto, ma vi sarà anche una seconda alleanza, per cui entrerà a far parte del popolo nuovo, come uno dei tanti e non più l’uno o unico fra i tanti. Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, questo mistero affinché non siate sapienti ai vostri occhi.

Paolo non afferma la verità di un mistero, semplicemente si cala nella mentalità di chi vede un mistero, e solo per questo si crede sapiente ai propri occhi; di una sapienza diversa e superiore a quella stessa che si manifesta nella parola. Non c’è mistero nella riprovazione di Israele, perché non tutto Israele è stato riprovato. E non certo per volontà di Dio, ma per scelta propria. L’unico vero grande mistero è la chiamata dell’ umanità intera alla salvezza. Di questo si deve gioire, di questo si deve parlare: non di una presunta e pretestuosa diversità di Israele, ma di un dono divino che si allarga sempre di più, da Abramo, al suo popolo, alle genti tutte. L’elezione di Israele prefigura ed anticipa quella di tutte le nazioni. Non è una storia a parte, di per sé significativa e chiusa in se stessa. Non si comprende se non nell’ottica di un disegno divino che vuole salvi tutti gli uomini. E quale mistero più grande? Certo l’uomo che non è cresciuto considera mistero solo ciò che riguarda il proprio mondo e la propria realtà. Rimane sempre bambino, anche se figlio adottivo di Dio. E come i bambini di questo mondo pretende un rapporto esclusivo con il Padre. Vuole tutto per sé e vede nei fratelli degli estranei e dei nemici. Ma viene il tempo in cui si deve crescere: mistero non è più il dono, ma l’amore paterno. Se prima l’interesse era semplicemente quello di godere dei doni del Padre e della sua predilezione, ora si deve corrispondere a questo amore in maniera diversa. Non semplicemente inseguendo le proprie richieste, ma ascoltando le Sue richieste. Si esce dal guscio in cui si è cresciuti, e si conosce il vero volto di chi ci ha generati. Non si vuole il Padre solo per sé, ma lo si desidera anche per  gli altri: tanto grande e tanto bello è il suo amore che c’è posto per tutti. Ogni giorno cerchiamo il volto dei fratelli e non siamo contenti se alla mensa manca qualcuno. C’è gioia ed aspettativa per ogni “piccolo” che sta venendo  alla luce.

Grande mistero è solo l’amore che ci ha generato: le sue sorprese non finiscono mai.. e sono sempre belle. Israele non è entrato nel vero mistero della propria chiamata. Ha rigettato il Cristo, primogenito di tutti i fratelli, e con Lui la chiesa tutta. Si attacca disperatamente ad un passato che non è più e non gode e non comprende l’amore del Signore. Mistero non è l’amore che Dio ha per Israele, ma l’amore che Dio ha per la sua chiesa. E’ talmente grande che non è esprimibile in termini umani se non usando l’immagine del rapporto sponsale. “Questo mistero è grande, ma io parlo di Cristo e della chiesa”. Non è un caso che il mistero sia attribuito da molti al matrimonio e non semplicemente al rapporto che c’è tra Cristo e la sua chiesa. Perché ognuno capisce quel che vuol capire e considera grande ciò che crede grande. L’immagine non può essere mai la realtà, anche se la anticipa e la prepara. C’è sempre chi si attacca disperatamente ai doni di Dio, a ciò che è immagine del suo amore… e non sa andare oltre e non si unisce alla nuova famiglia. Comprendano gli sposi: Paolo non disprezza il matrimonio della carne, semplicemente esalta l’unico vero matrimonio con Cristo. In questo v’è mistero, in questo v’è grandezza. Nessun mistero nel rapporto tra l’uomo e la donna: è da sempre e si iscrive nell’ordine delle cose naturali. Nessuna grandezza se non per ciò che è significato dall’immagine. Tu vuoi restare attaccato all’immagine anche quando questa si è fatta realtà?  Non conoscerai la grandezza del mistero, semplicemente ciò che è destinato a perire. Alla fine ti troverai a rimpiangere i tempi perduti e a ricamarci sopra come Israele. Ne uscirà una storia romanzata, nata nel mistero e finita nel mistero, piena di colpi di scena, di illusioni e delusioni, e peggio ancora di rancore e di giudizio nei confronti di Dio. Nessuna novità e cambiamento sostanziale riguardo agli eletti. C’è un solo Salvatore e viene da Sion.  Nessun mistero nel rapporto tra Dio ed Israele, ma l’adempimento del mistero: non c’è ripudio della vecchia sposa, ma una nuova unione con una nuova sposa. E la salvezza di un intero popolo? Nel regno dei cieli è scritto il nome degli eletti, non quello dei popoli e delle nazioni.  Non vi sarà vera alleanza tra l’uomo e Dio se non quando il peccato  sarà tolto. Ma questo è già dato e già fatto nella chiesa di Cristo. Per chi vuol continuare il discorso partendo da presupposti sbagliati, da pregiudizi e da una lettura superficiale della Parola si potrebbe continuare all’infinito. Crescerà l’inganno e la confusione per coloro che si credono sapienti ai propri occhi. Vero è che molti nella chiesa intendono nelle parole di Paolo chissà quale mistero, che poi non riescono a spiegare. Quando non si comprende e non si vuole solo Cristo, vi è sempre una facile scappatoia: quella del mistero. Non si esprime in questi termini lo stesso Apostolo? Mistero è solo l’amore che Dio ha per ognuno di noi. Dimora in esso e non cercare altro. Non perderti in vane fantasie ed inutili suggestioni, ne sarai smontato con tuo danno e confusione.

28 Rispetto alla buona notizia nemici a favore vostro, rispetto invece all’elezione amatissimi a causa dei padri.

E’ giunta la pienezza dei tempi ed ogni uomo vedrà la salvezza, a cominciare da Israele. Vero è che nel Vangelo i Giudei appaiono come nemici: ostili nei confronti delle genti che vengono alla fede, perché ancor prima ostili nei confronti di Cristo. Ma il Signore non è venuto meno alle sue promesse. Come ha amato i padri così ama i figli. Se questi rifiutano l’elezione, non per questo cessano di essere figli di Israele.

29 Infatti i doni e la chiamata di Dio senza pentimento. 30 Come infatti voi una volta foste disobbedienti a Dio, ora invece avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, 31 così anche questi ora sono diventati disobbedienti a vostra misericordia affinché anch’essi ora ottengano misericordia. 32 Infatti Dio rinchiuse tutti in disobbedienza, affinché a tutti usasse misericordia. 33 O profondità di ricchezza e di sapienza e di conoscenza di Dio; come insondabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie. 34 Chi infatti ha conosciuto mente di Signore? O chi fu suo consigliere? 35 O chi  diede in anticipo a lui e sarà  dato a lui in contraccambio? 36 Poiché da lui e per mezzo di lui e a lui le cose tutte. A lui la gloria per i secoli, amen

Dio non ha niente di cui rimproverarsi né per quanto riguarda i doni né per quanto riguarda la chiamata. Da sempre è la sua misericordia su quelli che lo temono e su quelli che cercano il suo nome. Vi è stato un tempo in cui i Gentili non hanno creduto al Signore. La sua misericordia si è così riversata su Israele, non per scelta arbitraria, ma perché in Israele è stata trovata la fede, da Abramo ai suoi discendenti. Con la venuta di Gesù la situazione si è ribaltata. Il popolo eletto si è manifestato incredulo ed ha inciampato contro la pietra d’angolo; i Gentili invece hanno creduto nel Salvatore. E’ evidente che l’incredulità di Israele è semplicemente concomitante la fede dei Gentili, come la fede di Israele è stata concomitante l’incredulità dei Gentili. Nessun rapporto di causa ed effetto: la fede dell’uno non è all’origine dell’incredulità dell’altro o viceversa. Non si è respinti dall’amore del Signore semplicemente perché si deve lasciare posto ad un altro. Nella casa di mio Padre ci sono tante dimore. L’amore divino non è schiavo del il capriccio come quello umano. Non conosce pentimento e rimane immutato nel tempo. Non c’è adulterio nel Signore e non rigetta la sposa amata, neppure quando questa è infedele. L’adulterio viene consumato dall’uomo innanzitutto nei confronti di Dio. Adultero è il cuore che non crede nel suo Signore e non riposa in Lui. Va in cerca di altri amori e rompe il primitivo vincolo. Non Dio si è allontanato da Israele, ma Israele ha abbandonato il Signore. Il vuoto lasciato da Israele è stato colmato dai Gentili. Qualcuno potrebbe pensare in modo improprio che Dio ha voluto liberarsi della vecchia sposa per unirsi alla nuova. Ha così approfittato della infedeltà di Israele per passare a nuove nozze con i Gentili. Niente contro la Legge. L’infedeltà dell’uno libera l’Altro dal vincolo e assolve e giustifica Colui che ha contratto una nuova unione. In realtà Dio usa misericordia a tutti gli uomini, non solo a quelli vicini. Mai come ora Israele è oggetto di amore e di attenzioni da parte del Signore. Non è rotto l’Antico patto, se non per volontà dei Giudei. Il Signore aspetta la loro conversione ed il loro ritorno alla casa del Padre. E’ tempo di porre fine a qualsiasi confronto dell’uomo con l’uomo: ognuno si confronti con Dio e troverà in Lui la propria vita. Non facciamo i gelosi, scrutando le colpe dei nostri rivali in amore. Il Signore è diverso dall’uomo ed ama diversamente da noi, non in modo esclusivo, ma inclusivo. Non è rigettato se non chi vuole essere rigettato e non c’è ripudio fino al giorno del giudizio. Paolo usa il linguaggio dell’amore sponsale e fa propria la mentalità degli sposi di questo mondo, ma solo per far risaltare le diversità e per prendere le dovute distanze. Del resto di che cosa parlano continuamente gli uomini, se non dei loro amori? E di che cosa dovrebbero parlare invece se non dell’amore di Dio? Sono i discorsi della vita quotidiana che esaltano e fanno risaltare la fede nel Signore. Beato l’uomo che ha sempre il Signore sulla sua bocca; misero ed infelice l’uomo che rincorre gli amoreggiamenti di questo mondo. Vedrà ben presto svanire la propria bellezza e venir meno la giovinezza. Colui che tutto vuole e tutte vuol abbracciare finirà col trovarsi tra le mani un cumulo di polvere. Chi confida nel Signore rinnova come aquila la propria giovinezza e volerà da amore in amore senza mai spossarsi. Dio infatti ha racchiuso tutti nell’incredulità per usare a tutti misericordia

Non c’è uomo che si possa dire giusto e che non abbia bisogno della misericordia di Dio. Di quale giustizia stiamo parlando se non quella che viene dalla fede? Siamo una generazione incredula e perversa senza distinzione alcuna tra Giudei e Gentili. Ma se il peccato ci fa un popolo solo davanti a Dio, siamo anche un popolo solo in virtù della misericordia che Egli usa verso di noi. Ed è questo quello che conta. Se il peccato ci accomuna in negativo la misericordia di Dio ci unisce in positivo. E’ inutile riandare alle cose passate e perdersi in vane elucubrazioni e confronti. L’ incredulità si può manifestare prima o dopo nel tempo sia per quel che riguarda il singolo sia per quel che riguarda i popoli. Non cambia la sostanza delle cose: alla fine tutti siamo trovati peccatori; non perché ci azzanniamo e mordiamo l’uno con l’altro, ma perché tutti insieme rivolgiamo la nostra supplica al Signore e godiamo del suo perdono.

33 O profondità di ricchezza e di sapienza e di conoscenza di Dio; come insondabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie. 34 Chi infatti ha conosciuto mente di Signore? O chi fu suo consigliere? 35 O chi  diede in anticipo a lui e sarà  dato a lui in contraccambio? 36 Poiché da lui e per mezzo di lui e a lui le cose tutte. A lui la gloria per i secoli, amen

La mente umana non può sondare la sapienza e la scienza divine. Troppo profondi sono i pensieri del Signore e troppo grande la sua scienza. Inutile voler scrutare i suoi giudizi e penetrare nelle sue vie. Meglio confidare in ciò che fa il Signore che indagare sulle sue opere. Per quanto si possa comprendere resta sempre un limite oltre il quale non si può andare e prima del quale ci si deve fermare. Non esiste lo stesso limite per tutte le intelligenze, qualcuna può andare oltre rispetto a qualcun'altra. Ma non per questo si fa della strada nella conoscenza di Dio. Vi è sempre nell’opera di Dio qualcosa che è al di sopra della nostra intelligenza, qualcosa che la fa apparire paradossale ai nostri occhi. In realtà il paradosso è solo in noi e per noi. Si può andare oltre questo o quel paradosso ma nessuna mente umana può scavalcare ogni paradosso. Il salto di qualità è sempre fatto solo ed esclusivamente dalla fede. Abbiamo visto come Paolo faccia proprio il modo di ragionare e di intendere della massa. Da un lato lascia intendere che è possibile vedere oltre e diversamente; nello stesso tempo sembra confermare un modo di ragionare e di intendere molto superficiale eppure molto diffuso. Non si preoccupa più di tanto né di confermare né di smentire. Neppure ritiene necessario dare spiegazioni e rispondere ad ogni dubbio o domanda. Nulla ti giova penetrare con la tua ragione nei misteri di Dio, se non fai l’atto di fede liberatorio, che ti mette nelle mani di Dio e rende superflua ogni riflessione critica. Se fosse solo questione di intelligenza i dementi sarebbero spacciati in partenza, non solo quelli nati tali, ma anche quelli che vi diventano da vecchi. Le cose non stanno proprio così. Nulla  impedisce di disquisire, di spiegare, di chiarire. Ma alla fine ci si trova sempre al punto di partenza. Vi è un salto ed un abisso tra Dio e noi. Prima o poi dobbiamo tutti fermarci e seguire le vie della fede. Per questo conclude Paolo:

Chi ha conosciuto infatti il pensiero del Signore? O chi è stato suo consigliere? O chi gli ha dato per primo e gliene sarà reso il contraccambio? Poiché da lui e mediante lui e in lui sono tutte le cose: a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen

La conclusione è chiara ed illuminante: diamo a lui la gloria che gli spetta… e non perdiamoci nei nostri ragionamenti, anche se appaiono profondi ai nostri o altrui occhi. C’è comprensione per ogni intelligenza che va oltre quella della massa, ma c’è accettazione anche delle intelligenze più semplici, che danno spiegazioni alquanto limitate e povere dal punto di vista logico. L’importante è la fede: in questa e su questa dobbiamo confrontarci.

 

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