Atti degli Apostoli cap 1

                              Atti degli Apostoli 

                                  Cap 1

 

1 Il primo racconto lo facemmo riguardo a tutte le cose, o Teofilo, che Gesù cominciò a fare e ad insegnare, 2 fino al giorno in cui avendo dato ordini agli apostoli per mezzo dello Spirito santo che si era scelto fu sollevato; 3 ad essi anche mostrò se stesso vivente, dopo aver lui patito, in molti segni, per quaranta giorni apparendo ad essi e dicendo le cose sul regno di Dio 4 e stando insieme a mensa comandò ad essi di non allontanarsi da Gerusalemme ma di attendere la promessa del Padre che udiste da me, 5 che Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito santo fra non molti di questi giorni.

6 Essi dunque essendosi riuniti lo interrogavano dicendo: Signore in questo tempo ristabilirai il regno per Israele? 7 Disse però a loro: Non è di voi conoscere tempi o momenti che il Padre pose nel proprio potere, 8 ma riceverete vigore del sopravveniente Spirito santo su di voi e sarete di me testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e Samaria e fino all’estremo punto della terra. 9 E avendo detto queste cose, guardando essi fu sollevato ed una nube lo sottrasse dai loro occhi. 10 E poiché erano aventi lo sguardo fisso al cielo andandosene lui, ed ecco due uomini stavano accanto ad essi in bianche vesti, 11 che poi dissero: Uomini Galilei, perché state fissando verso il cielo? Questo Gesù che è stato sollevato di tra voi al cielo verrà così nel modo in cui lo vedeste andare al cielo.

12 Allora tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato Oliveto, che è vicino a Gerusalemme avente il cammino di un sabato. 13 E quando entrarono, salirono nel piano superiore dove erano dimoranti Pietro e Giovanni, e Giacomo ed Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d’Alfeo e Simone lo Zelota e Giuda di Giacomo.

14 Tutti questi erano costantemente attendenti unanimemente alla preghiera con le donne e Maria la madre di Gesù e i suoi fratelli. 15 E in quei  giorni Pietro alzatosi in mezzo ai fratelli disse: era la moltitudine di persone nello stesso luogo circa centoventi: 16 Uomini fratelli, bisognava che si adempisse la scrittura che predisse lo Spirito Santo per mezzo per mezzo di Davide riguardo a Giuda, divenuto guida a quelli che hanno arrestato Gesù, 17 che era annoverato fra noi e ricevette la sorte di questo ministero. 18 Questi dunque comprò un campo col compenso dell’ingiustizia e col capo ponendosi in giù crepò in mezzo e si sparsero tutte le sue viscere; 19 e divenne noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, così da essere chiamato quel campo nel loro proprio dialetto Akeldamach, cioè Campo del sangue. 20 E’ stato scritto infatti nel libro dei salmi: Divenga la sua abitazione deserta e non ci sia abitante in essa, e: Il suo incarico  lo prenda un altro. 21 Bisogna dunque che degli uomini che sono venuti insieme a noi in tutto il tempo in cui entrò ed uscì di tra noi il Signore Gesù, 22 avendo cominciato dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui fu sollevato di tra noi, uno di questi divenga testimone della sua resurrezione insieme a noi. 23 E ne stabilirono due, Giuseppe, chiamato Barsabba che fu soprannominato Giusto, e Mattia. 24 E avendo pregato dissero: Tu Signore, che conosci i cuori di tutti, mostra quale hai scelto fra questi due, uno 25 per prendere il posto di questo servizio ed apostolato da cui prevaricò Giuda per andarsene al proprio luogo. 26 E gettarono le sorti per loro e cadde la sorte su Mattia e per consenso fu annoverato con gli undici apostoli.

 

 

 

 

 

1 Il primo racconto lo facemmo riguardo a tutte le cose, o Teofilo, che cominciò Gesù a fare e ad insegnare,

Prima di parlare del dopo Gesù, è utile riassumere brevemente quanto è stato di lui detto in quel racconto che Luca ha indirizzato allo stesso Teofilo ( amante di Dio ).

L’evangelista è convinto di aver scritto in maniera esauriente ( tutte le cose ) riguardo a quello che Gesù cominciò a fare e ad insegnare. Tutto è stato detto dunque fin dall’inizio.

Affermazione paradossale se affrontiamo la figura di Gesù dal punto di vista storico.

La maggior parte di quello che ha fatto e detto è a noi sconosciuta.

E’ scritto nel vangelo di Giovanni che “ci sono molte altre cose che Gesù fece: se si scrivessero una per una, penso che non basterebbe il mondo intero a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”.

Evidentemente Luca affronta il problema da un punto di vista puramente spirituale. Per quel che interessa la salvezza operata dal Cristo, è stato scritto tutto quanto è necessario sapere a coloro che credono in lui.

E’ smentita e vanificata dunque l’opera di tutti quegli scrittori che hanno cercato di colmare i tempi vuoti di notizie, inventandosi detti ed eventi che non sono stati raccolti dalla tradizione degli apostoli.

Non bisogna andare oltre e cercare qualcosa di più e di diverso di quello che è stato tramandato da coloro che sono stati testimoni oculari.

Luca dunque considera il suo vangelo pienamente sufficiente ed esaustivo nel narrare parole ed opere di Gesù.

Prima di dare fiducia a quanto sta per essere scritto è richiesta la fede in quanto già scritto.

Qualsiasi pregiudizio, qualsiasi pretesa di un sapere diverso che vada oltre, vanifica quella grazia e quella potenza di rinascita a vita nuova che la chiesa riconosce ad un solo vangelo, se pure si esprime in quattro voci diverse.

In Gesù prima vi è il fare, poi l’insegnare.

Potremmo banalmente interpretare che il fare vale più del dire.

E’ un modo comune di pensare che le parole non valgono nulla: sono le opere che contano. Non è questo che si vuol  intendere.

Non c’è operare che abbia valore se non nella misura in cui è illuminato dal dire. Un fare fine a se stesso e chiuso alle ragioni della conoscenza e dell’intelligenza è vuoto e sterile.

Gesù prima ancora di insegnare l’ubbidienza a Dio Padre si è fatto lui stesso obbediente in tutto e per tutto alla volontà di Colui che l’ha mandato. In questo senso in Lui vi è stato prima il fare la volontà del Padre, poi l’insegnare la medesima volontà.

L’insegnamento di Gesù viene dunque da un ascolto fondato, non nell’uomo, ma in Dio.

Fondamento della parola creata, l’eterno Logos non opera e non parla se non conforme al Padre suo che è nei cieli. “poiché io e il Padre siamo una cosa sola”.

2 fino al giorno in cui avendo dato ordini agli apostoli che si era scelto per mezzo dello Spirito santo fu sollevato;

Che Gesù se ne sia andato in cielo è fuori discussione, ma soltanto dopo aver assicurato un  futuro alla sua chiesa per mezzo degli apostoli da lui istruiti,  non in maniera  arbitraria, ma per mezzo dello Spirito santo.

E’ detto fu sollevato in senso passivo, per indicare ancora una volta che questa fu la volontà del Padre, il quale finalmente lo ha liberato cioè sollevato da ogni peso terreno.

Cosa propriamente ha lasciato agli apostoli? Non semplicemente dei consigli e degli insegnamenti, ma degli ordini. Ordine è tutto ciò che non può essere eluso, ma deve essere adempiuto, così come è stato dato, conforme alla volontà di colui che ha dato.

Gesù mandato sulla terra per volontà del Padre, dalla terra è sollevato per volontà del medesimo Padre.

Dopo essere stato strappato in cielo dall’abbraccio paterno, è ora strappato in terra dall’abbraccio dei suoi discepoli:

ma così era necessario perché si adempisse l’eterno disegno di salvezza.

3 ad essi anche mostrò se stesso vivente, dopo aver lui patito, in molti segni, per quaranta giorni apparendo ad essi e dicendo le cose sul regno di Dio

Se d’ora in avanti gli apostoli avranno un ruolo primario nella chiesa, prima di lasciarli Gesù vuole che siano confermati nella loro testimonianza.

Non deve esserci nessuna ombra di dubbio che Gesù è il vivente e che la morte non ha avuto alcun potere su di  Lui.

Se è una certezza la sua morte in croce, ancor di più è una certezza la sua resurrezione, in quanto la conferma è reiterata nel tempo.

La testimonianza degli apostoli è dunque fondata nella volontà stessa di Gesù, che per quaranta giorni è loro apparso e li ha istruiti nelle cose che riguardano il regno dei cieli.

Il numero quaranta ricorda i quaranta anni del deserto, i quaranta giorni delle tentazioni di Gesù. Indica il tempo perfetto richiesto da un cammino secondo verità, il ciclo di un’intera generazione.

Allorchè i quaranta giorni sono conchiusi, è conchiuso davanti a Dio il suo disegno di confermazione e di istruzione.

4 e stando insieme a mensa comandò ad essi di non allontanarsi da Gerusalemme

Il tempo della stare insieme a mensa è anche il tempo opportuno per annunciare il proprio commiato, dopo aver dato le ultime disposizioni.

Nell’attesa che si adempia l’antica promessa, gli apostoli non devono allontanarsi da Gerusalemme.

E’ detto in senso materiale, va inteso in senso spirituale. Perché la promessa è stata fatta ad Israele e avrà il suo compimento nella città santa.

La nuova chiesa troverà i suoi albori là dove ha trovato la sua fine la chiesa antica, non in una sorta di provocatoria rottura, ma in una  continuità omogenea tra il Patto di Antico e quello Nuovo.

L’ultimo non è rinnegamento del primo, ma suo adempimento.

ma di attendere la promessa del Padre che udiste da me,

Intendi bene: la promessa è stata fatta dal Padre, ma non è stata udita se non per bocca del Figlio.

 5 Che Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito santo fra non molti di questi giorni.

L’acqua toglie le sozzure del peccato, rende più belli ed accettabili, non estirpa il peccato alla radice e non dona vita nuova: questo è opera dello Spirito santo.

Finalmente sta per avverarsi la promessa di una rigenerazione dall’alto.

Benché il sacrificio del Figlio sia già stato consumato conforme alla volontà del Padre, c’è bisogno del sigillo dello Spirito Santo, testimonianza interiore che è garanzia di verità per ognuno che è salvato.

6 Essi dunque essendosi riuniti lo interrogavano dicendo: Signore in questo tempo ristabilirai il regno per Israele?

Gesù parla di novità, dell’unica vera novità della storia, ed ecco i discepoli invece di guardare ad un futuro che è superamento del passato, guardano ad un futuro che è  restaurazione di un tempo e di una gloria che non può e non deve tornare.

L’immagine sta per cedere il posto alla realtà. Quale consolazione in un puro ritorno alla gloria terrena di Israele?

Se Gesù fosse morto e risorto solo per questo, sarebbe stata poca cosa. Ma quando i cuori non possono e non vogliono intendere, meglio non dare spiegazioni e tagliare bruscamente con l’interrogatorio.

7 Disse però a loro: Non è di voi conoscere tempi o momenti che il Padre pose nel proprio potere,

Se non è dato all’uomo comprendere l’economia del nuovo regno prima della venuta dello Spirito Santo, ancor più non è dato conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha posto in suo potere.

Perché c’è un momento per ogni cosa. La gloria terrena di Israele ha già avuto il suo tempo conforme a quanto stabilito dal Padre.

Non interrogate il Figlio riguardo a ciò che deve accadere nei tempi e nei momenti, afferrate al volo la novità di vita quando e come vi è data.

Quando si parla di Spirito santo, di questo e solo di questo giova sapere e non è lecito chiedere di altro.

Nessun vero maestro accetta che i suoi discepoli vadano fuori discorso e pongano domande non pertinenti all’argomento.

8 ma riceverete vigore del sopravveniente Spirito santo su di voi e sarete di me testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e Samaria e fino all’estremo punto della terra.

Sappiano invece i discepoli di Cristo che una potenza nuova sta per entrare in loro per opera dello Spirito santo. In virtù di essa saranno testimoni di Cristo non solo in Israele a partire dai primi, ma in tutto il mondo, fino ai suoi punti estremi.

9 E avendo detto queste cose, guardando essi fu sollevato ed una nube lo sottrasse dai loro occhi.

Gli apostoli, chiamati ad essere testimoni della morte e resurrezione di Gesù sono pure testimoni della sua ascensione al cielo. E’ un fatto che cade direttamente sotto i loro occhi.

Stanno guardando, hanno gli occhi fissi a Lui: non c’è ombra di dubbio riguardo a quello che accade.

Non avviene tutto all’improvviso, ma secondo la logica di un movimento verificabile e costatabile materialmente.

Dapprima Gesù è sollevato quasi di forza da terra, poi allorchè si trova ad una certa altezza la sua figura è sottratta agli occhi dei presenti da una nube.

 

 

 

 

 

 

 

10 E poiché erano aventi lo sguardo fisso al cielo andandosene lui, ed ecco due uomini stavano accanto ad essi in bianche vesti, 11 che poi dissero:

Gli apostoli non riescono a staccare gli occhi da Gesù.

Se non possono vederlo sulla terra, vorrebbero almeno  vederlo in cielo. Sono ancora attaccati al Cristo fattosi carne.

Fanno fatica ad entrare in un rapporto ed in una visione puramente spirituali.

Ancora una volta è la Parola di Dio che viene in loro aiuto, per bocca di due angeli, in bianche vesti, per significare l’annuncio di una vita nuova, lavata, purificata dal Cristo.

Uomini Galilei, perché state fissando verso il cielo?

E’ tempo di ritornare con gli occhi per terra, perché Gesù è perduto per sempre? Niente affatto, ma per vivere nella speranza e nell’attesa del suo ritorno.

Questo Gesù che è stato sollevato di tra voi al cielo verrà così nel modo in cui lo vedeste andare al cielo.

Non è detto che gli apostoli  vedranno nella loro esistenza il suo ritorno,  ma che Gesù verrà sulla terra nello stesso modo  in cui è andato al cielo. Gli angeli stanno parlando del  ritorno di Cristo nel giorno del giudizio, che tutti vedranno, non solo quelli che saranno in vita in quel tempo.

12 Allora tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato Oliveto, che è vicino a Gerusalemme avente il cammino di un sabato.

Dal cielo si ritorna alla terra, non ad una terra qualunque, ma a quella benedetta dal Signore, la terra dove è posta la città santa di Dio. Non è poi così lontana da noi tutti, basta il cammino di un sabato, il tempo per entrare col cuore nel riposo del Signore.

13 E quando entrarono, salirono nel piano superiore dove erano dimoranti,

Si entra dunque nella chiesa eletta da Dio, nell’attesa che si adempia la promessa dello Spirito Santo. E non per rimanere nelle bassezze degli uomini di questo mondo, ma per salire spiritualmente ad un piano superiore, riservato ai chiamati.

E chi troviamo già dimoranti in questo piano superiore, garanzia di una fede stabile e duratura, confermata dallo stesso Gesù?

Pietro e Giovanni, e Giacomo ed Andrea, Filippi e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d’Alfeo e Simone lo Zelota e Giuda di Giacomo.

I dodici ci sono tutti ad eccezione di Giuda: benchè chiamato ad essere apostolo non è trovato nel novero.  

Capo e fondamento della chiesa è Gesù: ma non troverai testimoni fedeli ed accreditati da Lui stesso, se non fra i dodici, a cominciare da Pietro.                

14 Tutti questi erano costantemente attendenti unanimemente alla preghiera con le donne e Maria la madre di Gesù e i suoi fratelli.

Bellissima immagine della chiesa! Si “dimora” nella casa di Dio per pregare incessantemente con un cuor solo ed un’anima sola.

Non tutti nella chiesa hanno la stessa importanza: i dodici sono chiamati con nome e con loro, Maria la madre di Gesù.

15 E in quei  giorni Pietro alzatosi in mezzo ai fratelli disse:

Nella chiesa c’è chi ha priorità di parola, ed è chiamato a dire a tutti in nome di Dio.

era la moltitudine di persone nello stesso luogo circa centoventi:

E’ riportato il numero esatto per significare un’elezione divina che non opera a caso e alla quale nessuno può sfuggire senza essere contato. Perché questo e non quello?

Non ci è dato capire: ci basti sapere che nessuno sfugge al conteggio. Centoventi: non uno di più, non uno di meno.

16 Uomini fratelli,

Nella casa di Dio ogni uomo è chiamato fratello, e chi è fratello, e non una persona qualsiasi, deve essere messo al corrente di ogni adempimento riguardo alla Scrittura.

bisognava che si adempisse la scrittura che predisse lo Spirito Santo per mezzo di Davide riguardo a Giuda, divenuto guida a quelli che hanno arrestato Gesù,

Non c’è parola della Scrittura che non debba trovare il suo adempimento per Gesù ed in vista della  salvezza.

Riguardo alla consegna di Gesù all’uomo, tutto predetto. Che poi Giuda sia diventato guida di quelli che lo hanno arrestato, questo si è venuto determinando nel tempo e col tempo.

Se era previsto che qualcuno l’avrebbe consegnato, soltanto nell’adempimento della profezia, questo traditore assume un volto ed un nome.

17 che era annoverato fra noi e ricevette la sorte di questo ministero.

Fatto difficile da comprendere: colui che è “divenuto guida a quelli che hanno arrestato Gesù”  era nel novero di quelli eletti  per il ministero di apostolo.

Niente di fatalistico e di ineluttabile nel tradimento di Giuda, ma la riprova più evidente che anche un eletto può venire meno e all’ultimo momento.

La profezia riguarda il tradimento da parte dell’uomo, il volto di questo traditore si viene manifestando a tempo opportuno e può essere trovato anche fra chi è considerato uno dei primi.

Giuda non ha tradito perché si adempissero le scritture, ma tradendo ha fatto si che la profezia si adempisse. Non c’è adempimento della profezia se non nel concorso dell’uomo, secondo la sua volontà e nei modi da lui voluti.

La profezia interessa Cristo ed il suo disegno d’amore per l’umanità. Immutabile è il disegno di Dio ed il suo progetto di salvezza, ma deve confrontarsi con la mutevolezza del cuore umano schiavo del peccato.

L’unica persona a cui la profezia fa sicuro riferimento è il Cristo. In quanto agli uomini che concorrono al suo adempimento, nessun nome. Tutto si manifesterà e sarà compreso a tempo opportuno.

18 Questi dunque comprò un campo col compenso dell’ingiustizia

L’uomo che rinnega Cristo per avere un compenso dal Maligno, acquisisce una libertà nei confronti del Creatore che gli consente di comprarsi un proprio campo d’azione, una vita propria in cui può fare quello che vuole.

e col capo ponendosi in giù

E’ destinato a volgere il suo capo in basso verso le cose della terra. E quale sorte l’attende?

crepò in mezzo e si sparsero tutte le sue viscere;

La sua vita risulta spezzata in due, perché fatta per il cielo ed ad esso appesa, cade dall’alto al basso. Nello strappo l’esistenza subisce una sorta di lacerazione che manda all’aria ogni  interiorità. Non c’è più possibilità di raccogliere e recuperare la dimensione interiore: è perduta per sempre.

19 e divenne noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, così da essere chiamato quel campo nel loro proprio dialetto Akeldamach, cioè Campo del sangue.

Nota a tutti gli uomini è la fine di una vita consumata nel rinnegamento del Salvatore: è segnata dal sangue altrui, ma anche dal proprio.

La morte inghiottirà ogni ingiustizia. Ma chi si pone il problema del dopo? Chi crede nel giudizio di Dio e nella vita eterna?

Questo non è di tutti e neppure dei molti, ma dei pochi.

20 E’ stato scritto infatti nel libro dei salmi: Divenga la sua abitazione deserta e non ci sia abitante in essa,

Vuoi sapere come va a finire l’uomo che ha messo dimora nella disobbedienza al Signore?

Leggi la Parola di Dio, medita quello che è scritto nel libro dei salmi. Ogni giorno è cantato in Israele: conoscerà il deserto della dannazione eterna.

e: Il suo incarico  lo prenda un altro.

E la sua vocazione ad essere araldo del Signore? Passerà ad un altro. Se perdi il dono di Dio, non potrai più riprenderlo.

21 Bisogna dunque che degli uomini che sono venuti insieme a noi in tutto il tempo in cui entrò ed uscì di tra noi il Signore Gesù,

Versetto di difficile interpretazione. Cosa significa questo entrare ed uscire del  Signore tra gli apostoli?

Un dimorare nel cuore che va e che viene in quanto non ancora confermato dalla discesa dello Spirito Santo, una presenza ancora non stabile e sicura.

22 avendo cominciato dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui fu sollevato di tra noi, uno di questi divenga testimone della sua resurrezione insieme a noi.

Chi è nel novero degli apostoli deve aver visto tutto ciò che Gesù ha operato, dal battesimo di Giovanni fino alla sua ascesa al cielo. Per essere testimone insieme agli altri della sua resurrezione.

Una testimonianza verace riguardo alla resurrezione deve avere solide radici ed essere comprovata e confermata da una consuetudine di vita accanto a Gesù.

Di molte cose operate da Gesù gli apostoli furono testimoni; ma, quel che più conta, lo sono stati della sua resurrezione. Se tutto il resto è difficilmente credibile, la resurrezione da morte è sicuramente incredibile.

E quale credito si può dare ad un qualsiasi messaggero?

23 E ne stabilirono due, Giuseppe, chiamato Barsabba che fu soprannominato Giusto, e Mattia.

L’uomo può bensì stabilire chi è stato vero testimone di quel che Gesù ha fatto ed ha detto: non basta, ci vuole l’elezione divina.

24 E avendo pregato dissero: Tu Signore, che conosci i cuori di tutti, mostra quale hai scelto fra questi due, uno 25 per prendere il posto di questo servizio ed apostolato da cui prevaricò Giuda per andarsene al proprio luogo. 26 E gettarono le sorti per loro e cadde la sorte su Mattia e per consenso fu annoverato con gli undici apostoli.

Spetta al Signore scegliere, all’uomo è chiesto di rimettere l’elezione nelle mani di Dio e di accogliere e di fare propria la Sua volontà.

 

 

Riflessioni da e con Divo Barsotti  ( da Meditazione sugli Atti degli Apostoli -  Edizioni San Paolo )

La prima cosa che si rileva nella lettura è intanto che il Libro degli Atti è inseparabile dal terzo Vangelo.

L’inizio unisce, strettamente e direttamente, il Libro degli Atti al terzo Vangelo, cosicchè il Libro degli Atti è in continuità con quello.

Il Vangelo sarebbe il primo libro, gli Atti degli Apostoli il secondo di una storia del cristianesimo, che ha nella vita di Gesù Cristo e del suo insegnamento, nella sua morte e resurrezione, il suo inizio e la sua continuazione.

Continuazione che il Libro stesso degli Atti ci fa riconoscere come ancora in essere, perché essa è tutta la vita della Chiesa, che durerà finchè Egli, che fu elevato nel cielo, non ritornerà e avrà fine il tempo presente.

Tuttavia, fin dall’inizio, si pone un problema esegetico notevole; sembra cioè che il Libro degli Atti, all’inizio contraddica la fine del terzo Vangelo.

Negli ultimi versetti del terzo Vangelo si parla di Gesù che fu elevato al cielo e questa elevazione sembra avvenire il giorno stesso della sua risurrezione: a Betania, Egli li benedice e sale.

Negli Atti degli Apostoli l’ascensione avverrebbe dopo quaranta giorni, forse sul monte Oliveto. La tradizione che ha unito il luogo di Betania all’ascensione avvenuta  dopo quaranta giorni, non sembra quella dominante, perché dagli Atti  non sappiamo dove l’evento di una ascensione gloriosa al cielo di Cristo sia realmente avvenuta.

Ma gli Atti non sembrano soltanto in contraddizione col terzo Vangelo, ma anche con tutti gli altri scritti del Nuovo Testamento, il quale non sa nulla di una constatazione di questa ascensione del Signore.

L’ascensione, come fatto teologico, come glorificazione del Cristo, è riconosciuta dai Vangeli e da Paolo, ma, come non vi sono testimoni secondo il Nuovo Testamento  del fatto concreto della resurrezione – gli apostoli Lo vedono risorto; Egli appare e dà prova che Egli vive ancora, come dicono gli Atti degli Apostoli (dà prove: è una cosa molto importante questa parola )-, così gli altri libri del Nuovo Testamento ci insegnano che Egli è stato glorificato e vive alla destra del Padre, ma non si sa nulla di una constatazione degli apostoli che Lo vedono salire al cielo.

Sembra che vi sia nel Nuovo Testamento qualche altra indicazione che farebbe supporre la costatazione del fatto.

La lettera agli Efesini dice: Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli per riempire tutte le cose (Ef.4,10 ). Così nella prima lettera di Pietro.

Nel quarto Vangelo Gesù manda Maria ad annunciare agli apostoli che Egli è risorto, e dice: Io salgo al Padre mio e Padre vostro ( Gv20,17 ).

Ma i dodici non sono testimoni del fatto dell’ascensione, anche se il quarto Vangelo sembra veramente parlare di un avvenimento che non si identifica alla risurrezione, e che avviene in quel medesimo giorno.

Quando comunque il Nuovo Testamento ci parla di una ascensione anche senza farci assistere all’avvenimento, vede questa ascensione del Cristo compiersi il giorno della risurrezione di Gesù, più probabilmente la sera stessa del giorno della domenica.

È chiaro, ad ogni modo, anche secondo altri testi della tradizione cristiana primitiva, come lo Pseudo Barnaba, che si unisce l’ascensione a un giorno di domenica e molto probabilmente, al giorno stesso della resurrezione.

Qui, invece, dopo quaranta giorni; e inoltre, gli apostoli assistono all’avvenimento…l’ascensione non è tanto un elevarsi di Gesù verso il cielo, quanto un sottrarsi della sua presenza visibile.

Egli viene nascosto da una nube. Nelle teofanie dell’Antico Testamento e del Nuovo la nube sta a rappresentare la discesa della gloria di Dio, lo Spirito Santo.

La gloria di Dio investe e nasconde l’umanità gloriosa del Cristo. Di ascensione, vera e propria, sembra parlare invece l’inno della prima Lettera a Timoteo: Fu elevato nella gloria ( 1Tm. 3,16 ). Così ancora Paolo nella Lettera agli Efesini.

Ma il Nuovo Testamento, quando parla di una elevazione del Cristo, intende, soprattutto una glorificazione, una esaltazione della sua umanità, che partecipa ora delle stesse prerogative divine.

Quello che noi abbiamo detto, che cosa vuol significare? Gesù dà prova della sua resurrezione, del fatto cioè che dopo la morte, Egli vive ancora.

S’intrattiene con i discepoli, vive in comunione con loro e parla loro del Regno di Dio.

Le apparizioni sembrano avere un carattere apologetico. Sono una prova che assicura la presenza di Lui che ha trionfato della morte nella sua reale umanità. Non saranno più necessarie le apparizioni quando gli apostoli saranno certi della resurrezione avvenuta; allora il Cristo diviene invisibile come è invisibile Dio…

Ora la conoscenza del Cristo, la comunione con Lui avviene nell’intimo. Ma tutto questo non toglie che gli uomini possano anche vederlo visibilmente.

L’apparizione di Gesù risorto a Saulo, sulla via di Damasco, avverrà dopo l’ascensione.

Vuol dire che Gesù è asceso e non è asceso .

L’ascensione implica un sottrarsi della sua presenza sensibile all’uomo, ma un sottrarsi che Egli può anche sospendere perché Egli rimane presente.

Così l’ascensione non esclude che Gesù possa intervenire di nuovo nella vita della Chiesa e la sua presenza rendersi inconfutabile non solo per l’efficacia di questo intervento, ma anche per l’esperienza stessa dell’uomo che lo riconosce, lo vede e lo ascolta.

In realtà l’ascensione, in quanto glorificazione del Cristo, non può separarsi dalla resurrezione e dalla morte.

Noi dobbiamo sempre più riunire, anzi identificare, l’atto della resurrezione con l’atto della glorificazione di Gesù, come sembrano volere gli altri scritti del Nuovo Testamento.

L’avvenimento al quale assisterono gli apostoli, fu non soltanto una prova della glorificazione del Cristo, ma volle preparare gli apostoli a vivere col Cristo un altro rapporto. Se Egli non apparirà è perché i discepoli hanno ricevuto lo Spirito e non hanno bisogno di visioni per un loro vero rapporto con Lui. Saulo non aveva ricevuto lo Spirito, per questo lo vide sulla via di Damasco.

Il loro rapporto col Cristo è vero, è reale, anche se essi non lo vedono più.

Questa è la vita cristiana: non vedere con gli occhi carnali Cristo Signore, ma vivere in comunione vera, intima, personale col Figlio di Dio che ci ama, ed essere amati e amare il Signore della gloria che rimane nostro fratello.

Si è fatto uomo per me, è morto e risorto per me ed è presente nella Chiesa, è presente nel mio medesimo cuore.

Questo ha operato la resurrezione e poi l’ascensione attraverso il dono dello Spirito Santo.

La presenza del Cristo che era presenza di contiguità, è divenuta per il dono dello Spirito, una presenza che ci investe nell’intimo, ci penetra e ci riempie di Sé…

 

La presenza di Cristo è innanzitutto reale, costatabile, verificabile nell’interiorità del nostro io. È una presenza nascosta agli occhi della carne, ma ben visibile con gli occhi della fede per coloro che hanno fede. Nessun uomo può farsi garante da se stesso, di ciò che avverte nel proprio cuore.

Il cuore è aperto a suggestioni psicologiche di ogni tipo, in relazione all’età, alla cultura , allo stato di salute.

Dubitare di se stessi e di ciò che avvertiamo dentro di noi è d’obbligo. La nostra psiche altro non è che il riflesso del nostro io. Così ragiona l’uomo carnale e non si può dargli torto.

Ma per chi è rinato in Cristo una realtà nuova è entrata nel suo cuore: lo Spirito Santo. Non semplicemente un modo nuovo di intendere le cose, una nuova cultura ed un’altra mentalità. Non avremmo in questo modo alcuna garanzia riguardo alla consapevolezza di essere in Cristo e per Cristo.

È lo Spirito Santo che attesta in noi che siamo figli di Dio. E lo fa in quanto presenza personale dello stesso Dio. Abbiamo un testimone in noi che ci dice e ci garantisce riguardo alla Verità: lo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo non è riducibile alle semplici categorie della ragione umana, né si può identificare con una coscienza semplicemente di tipo etico.

Buona coscienza non è  quella che vede se stessa senza colpa, ma quella che vede se stessa nella luce dello Spirito Santo, giudicata, rinnovata, verificata, autenticata dallo stesso Dio.

Non si crede in Cristo e non si annuncia la sua morte e resurrezione se non in quanto afferrati, trascinati, indotti dalla presenza in noi dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo non è dato per essere visto ma per essere posseduto. Non lo si conosce se non attraverso l’opera purificatrice, redentrice, che Egli attua in noi.

Non si crede in quanto animati,  mossi, spinti da ragioni più o meno fondate, ma semplicemente perché afferrati dallo Spirito Santo. È  come il vento di cui non si sa né donde venga né donde vada, ma di cui si ode la sua voce,  trascinati dal suo impeto e dalla sua  potenza vivificante.

 

Il Vangelo inizia col battesimo di Gesù. Gli Atti cominciano col battesimo degli apostoli, il battesimo dello Spirito, che è la Pentecoste.

Nel Libro degli Atti il battesimo di Gesù e la Pentecoste sono correlati tra loro: si parla del battesimo di Giovanni, il quale però annuncia un altro battesimo, il battesimo dello Spirito. Col  battesimo di Giovanni s’inizia la vita pubblica di Gesù; col battesimo dello Spirito, che riceveranno gli apostoli, s’inizia la storia della Chiesa.

La vita della Chiesa è messa in rapporto alla vita di Gesù, perché, come mediante il battesimo Gesù iniziò il suo ministero in Galilea per terminarlo in Giudea a Gerusalemme, così col battesimo degli apostoli s’iniziò il ministero apostolico, che cominciò invece a Gerusalemme e terminò a Roma.

Vi è un rapporto tra il Vangelo e gli Atti

La storia della Chiesa è come una ripetizione più ampia della vita stessa di Gesù. L’efficacia di quella potenza che in Cristo si è fatta presente, ora per i dodici trabocca nel mondo, invade l’universo.

Lo Spirito Santo prima era disceso soltanto sopra Gesù, ora discende su tutta la Comunità.

Il Cristo ora diviene la Comunità dei credenti; il Cristo diviene ora la moltitudine di coloro che, ricevendo lo Spirito divengono il nuovo popolo di Dio. San Paolo dirà che questa moltitudine non è soltanto un popolo , è il corpo stesso di Cristo…

Nelle parole che seguono è la carta costituzionale della Chiesa, che comprende tutta la sua vita, dalla risurrezione di Cristo fino alla seconda venuta. Non ha altro contenuto il tempo, non ha altro contenuto la vita dell’uomo, che quello di rendere testimonianza; e la testimonianza cristiana è il martirio: il testimone in tanto garantisce la sua testimonianza in quanto per questa dà la sua vita, impegna tutta la sua esistenza.

Questo infatti il contenuto della testimonianza: che Gesù è risorto ed è con noi. Dovranno essere il segno della sua Presenza. Non è soltanto con la Parola che il discepolo annunzierà che il Cristo è risorto: lo dirà con tutta la vita, con tutto l’essere suo.

La testimonianza non è soltanto il martirio, ma la trasparenza della Presenza in colui che la annuncia.

Una testimonianza è credibile quando in qualche modo fa presente Colui che è annunciato… il discepolo dopo l’ascensione del Cristo, deve essere il sacramento della sua Presenza, perché Egli, divenuto ormai invisibile, ha bisogno della testimonianza dell’uomo, per continuare a parlare e rendersi in qualche modo visibile al mondo.

Voi mi sarete testimoni, dice Gesù. Una volta che la Comunità dei discepoli, attraverso le parole di Gesù ha ricevuto questa missione, Egli sparisce. Ma la sparizione di Gesù non è assenza: per Uno che sparisce, subentra la Comunità: non c’è rottura, ma continuità nella rivelazione di Dio.

È vero: la rivelazione divina non conoscerà un ulteriore progresso: in Cristo Dio si è rivelato in modo definitivo.

Egli è la Parola che misura l’Infinito, dice sant’Ireneo; però, se non vi progresso nella rivelazione, rimane vera e necessaria la realtà di questa presenza viva e visibile. Se Gesù, risorto da morte, sparisce agli occhi dei discepoli ed essi non devono più cercarlo, è perché essi stessi debbono andare ora nel mondo a portare agli uomini la testimonianza che Egli è vivo e presente in mezzo a noi…

La Chiesa non è il Regno. I dodici e con loro tutti i discepoli, proclameranno con la resurrezione del Cristo, l’investitura regale del Re.

Per questa investitura Egli è andato lontano ( cfr. Lc. 19,12 ). Il pieno esercizio del suo potere regale esige questo ritorno. Il tempo della Chiesa ha come suo contenuto la testimonianza e l’attesa.

“Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo ( At. 1,11 )

La seconda venuta del Cristo se importerà la restaurazione di tutte le cose, non sarà tuttavia qualche cosa di assolutamente nuovo. Gesù tornerà allo stesso modo.

Per Luca il tempo non ha altro contenuto che la missione degli apostoli, che debbono portare fino ai confini della terra il messaggio della salvezza; un parola che, suscitando la fede, riunisce uomini di tutte le razze, di tutte le nazioni, perché finalmente tutti gli uomini divengano un solo popolo di Dio.

La restaurazione di tutte le cose è l’inserimento degli uomini in una sola comunità di amore e l’unità di tutto nel Cristo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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